Vetrina Vesuvio

#TEATRO

  • In un vigoroso conflitto fra costrizione e pura energia espansiva, la principessa troiana Cassandra di Christa Wolf, con Cecilia Lupoli e la regia di Carlo Caerciello, ritorna in scena da sabato 20 aprile 2024, alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 5 maggio) al Teatro Elicantropo di Napoli.

    Presentato dallo stesso palcoscenico partenopeo, l’allestimento si avvale delle scene a cura di Andrea Iacopino, le musiche di Paolo Coletta, le luci di Cesare Accetta, il trucco di Vincenzo Cucchiara, la realizzazione del costume di Anna Verde.

    Il racconto allude, infatti, attraverso la funzione sacerdotale e il dono della veggenza, all’arte (e alla responsabilità) dello scrivere oggi, quando l’estetica classica è definitivamente consumata dai sussulti irrazionalistici dei poteri che ci governano e da una ratio che ha generato gli strumenti perché il genere umano si autodistrugga. Cassandra comincia a vedere tra le finzioni del Palazzo, nei sogni dei suoi familiari e dei suoi concittadini, nei segni che preparano e annunciano la guerra.

    Cassandra viene dal passato o dal futuro, testimonia il passato perché in futuro non abbiano a ripetersi gli stessi errori. Ma, forse, il futuro è già tra noi, è il nostro presente e gli errori si stanno già ripetendo. E’ prigioniera di Agamennone, di Clitemnestra, del passato, della paura, della veggenza, dei ricordi, della verità, del suo ruolo di testimone. I legami con tutto ciò, le creano tensione e la legano indissolubilmente al suo destino di morte.

    Gli occhi non hanno bisogno di guardare per vedere ciò che solo lei vede. Si dirige in un’unica direzione, perché solo una direzione le è concessa, si dirige verso la sua morte. Gli spettatori, incuriositi, la spiano come la gente di Micene, ignari del fatto che il loro destino è segnato allo stesso modo. Le verità di una punk, preoccupano il potere. Le mura di Micene sono come il muro di Berlino est, mentre la storia, che scorre contemporanea, implacabile, scandisce il conto alla rovescia verso la fine.

    La Wolf elabora, dunque, una storia diversa dall’Iliade, un’opera non maschile o eroica ma fatta di vita quotidiana, partendo dalla condizione della donna, in cui Cassandra non ha la funzione di eroina, ma di testimone.

  • Non c’è da stupirsi se leggendo Cassandra, si percepisce un indissolubile intreccio tra passato remoto, passato prossimo e un angoscioso, terrificante presente che rimanda al nostro presente.

Dal 20 aprile al 5 maggio 2024
Teatro Elicantropo Elicantropo Teatro 
[orari recite:
giov - ven- sab ore 20:30
dom ore 18:00]
Per info e prenotazioni
081296640
3491925942


  • "Scusa sono in riunione… Ti posso richiamare?" Sul palcoscenico del Delle Arti, sabato 6 aprile e domenica 7 aprile, la commedia che scatena risate incontrollabili.  Cinema Teatro Delle Arti

Indiscussa protagonista una vulcanica Vanessa Incontrada accompagnata da un gruppo di coprotagonisti superlativi. L’esilarante commedia di Gabriele Pignotta è il ritratto della sua generazione, quella dei quarantenni di oggi, abbastanza cresciuti da poter vivere inseguendo il successo e la carriera ma non abbastanza adulta da poter smettere di ridere e ironizzare su se stessa.
Già il titolo racconta molto di questo spettacolo, una frase che si trasforma in tormentone. Ex ragazze ed ex ragazzi che senza accorgersene sono diventati donne e uomini con l'animo diviso tra le ambizioni ed i propri bisogni di affetto, ma anche in fondo persone portatrici sane di un fallimento sentimentale vissuto sui ritmi frenetici di un'esistenza ormai dipendente dalla tecnologia che non lascia spazio ad un normale e sano vivere i rapporti interpersonali! Ma cosa succederebbe se queste stesse persone per uno strano scherzo di uno di loro si ritrovassero protagonisti di un reality show televisivo? La risposta rimane di proprietà di un pubblico che dopo avere riso di se stesso si interrogherà a lungo sul senso di molti aspetti della sua vita! Scusa sono in riunione… ti posso richiamare? E' un’attuale e acutissima commedia degli equivoci che, con ironia, ci invita a riflettere sull’ossessione della visibilità e sulla brama di successo che caratterizzano i nostri tempi.A sostenere il ritmo di questo racconto dal finale sorprendente una compagnia brillante e meravigliosamente assortita: Vanessa Incontrada, Gabriele Pignotta, Fabio Avaro, Siddhartha Prestinari e Nick Nicolosi.Le scene sono di Matteo Soltanto, i costumi di Valter Azzini, le luci di Pietro Sperduti e le musiche di Stefano Switala. Produzione ArtistiAssociati.

  • Il Comune di Pimonte è lieto di invitarvi alla commedia “La Giara” di Luigi Pirandello, Sabato 23 Settembre alle ore 19.00 a Valle Lavatoio.
Lo spettacolo gratuito all’aperto sarà interpretato da I Ruffiani Associazione Culturale Teatrale con la regia di Nunzia Durazzo e il supporto della Pro Loco Pimonte.
L’evento ci consegna un’altra opportunità di godere insieme dell’arte e dei nostri meravigliosi paesaggi in questa ricca estate di eventi gratuiti offerti dal Comune di Pimonte grazie ai fondi della Città Metropolitana di Napoli.
  • Al Parco del “Gesualdo” arriva il grande Teatro
    4 appuntamenti imperdibili che andranno ad impreziosire il già ricco cartellone dell’Avellino Summer Festival  - Comune di Avellino
    4 pièce teatrali affidate alle compagnie e alle associazioni culturali più attive sul territorio 
    Nella suggestiva cornice del Parco del Teatro “Gesualdo” si parte questa sera alle ore 21 con L’Anfitrione (Amphitruo) di Plauto, una “tragicomoedia” in cinque atti e prologo, con protagonista il comandante dell'esercito tebano Anfitrione, appunto, gli dei Giove e Mercurio, i mortali Alcmena e Sosia, rispettivamente moglie e servo di Anfitrione, oltre a due personaggi di contorno: il pilota Blefarone e la serva Bromia. 
    - Si prosegue venerdì 1 settembre, alle ore 21:00, con “Oltre il vento”, lavoro portato in scena dalla Compagnia teatrale Clan H per la regia di Lucio Mazza
    - Sabato 2 settembre, alle 21:00, è la volta di Luigi Frasca che metterà in scena “Scherzi” del drammaturgo russo Anton Cechov 
    - Ultimo atto, domenica 3 settembre, sempre alle ore 21:00, con il teatro sperimentale di Limina Teatro di Clif Imperato con “Cariolis effect” 
    Tutti gli spettacoli teatrali sono ad ingresso gratuito
    #Avellino #AvellinoSummerFestival #teatro #ParcodelGesualdo 
    Assessorato agli Eventi | Stefano Luongo
  • Bacchidi (Bacchides) è una commedia di Plauto scritta verso la seconda metà del III secolo a.C. La commedia si basa su uno dei classici schemi della Palliata: due giovanotti sono innamorati di due meretrici, ma i loro genitori si oppongono; in loro aiuto accorre il servo furbo che risolverà la situazione. Ad ingarbugliare maggiormente la vicenda il nome identico, Bacchide, tra le due sorelle meretrici: sarà naturalmente causa momentanea di scontro tra i due giovanotti, che credono di competere per la stessa donna. La scena è ambientata ad Atene. Questa commedia è l'unica superstite di cui si possegga, per una sezione, il testo del modello greco: il Dis exapaton ("Duplice ingannatore) di Menandro.  Il testo arrivato fino ai nostri giorni manca dei primi 200 versi, quindi mancano sia l'argomento che il prologo dell'opera. Quello che si è riuscito a dedurre dai frammenti è che la scena inizia con l'arrivo di un servo che informa Bacchide I dell'arrivo della sorella, poi tra le due scoppia una concitata discussione.
    I atto
    Arriva Pistoclero (adulescens), che provoca distaccato le due sorelle criticando la loro vita dissoluta. Ma alla fine le due ammaliatrici riescono a convincere il giovane ad entrare in casa loro. Ma arriva Lido (pedagogo di Pistoclero), il pedagogo mette in guardia il suo allievo dall'amore per le donnine, ma Pistoclero è convinto ad entrare. I due entrano nella casa delle Bacchidi.
    II atto
    Dialogo tra Crisalo (servo di Mnesiloco e suo alleato contro il padre del suo padron), appena arrivato, e Pistoclero: il giovane gli comunica di aver ritrovato l'amata di Mnesiloco, il servo già escogita un piano a svantaggio del padrone per raggranellare la cauzione per Bacchide: 200 filippi d'oro. Andatosene Pistoclero (vecchio padre di Mnesiloco) arriva Nicobulo padre del giovane padrone; il servo racconta al padre del suo padrone che parte dei soldi è rimasta ad Efeso, al sicuro nella casa di un sacerdote ed a disposizione del vecchio, avendo Arcifrega, amico di Nicobulo rifiutato di pagarli: in questo modo Mnesiloco potrà usare tutto il denaro a suo piacimento. Poi Nicobulo se ne va in cerca del figlio che vuole salutare.
    III atto
    Lido esce furioso dalla casa delle Bacchidi, intenzionato ad informare Filosseno del comportamento del figlio. Arriva Mnesiloco grato all'amico di cui tesse le lodi, ma si ricrede stupefatto davanti al racconto di Lido che trascina un riluttante Filosseno davanti alla casa delle Bacchidi: Pistoclero si lasciava andare a inequivocabili effusioni con Bacchide. I due lasciano poi il giovane con il compito di riportare Pistoclero sulla retta via, ma Mnesiloco è furente: infatti crede ancora che vi sia una sola Bacchide. Il giovane decide di restituire i soldi al padre per non riscattare la meretrice, chiedendo però il perdono per Crisalo che ha agito su suo ordine. Quando arriva Pistoclero Mnesiloco lo accusa, ma si deve ricredere alla vista delle due Bacchidi.
    IV atto
    Arriva il parassita a reclamare i soldi per il suo padrone, Pistoclero lo caccia a male parole. Ora i due amici sono alle prese con il problema di recuperare il denaro. Sopraggiunge Crisalo che trova subito l'inghippo ai danni di Nicobulo che inizialmente non si fida di lui. All'arrivo di Cleomaco Crisalo riesce con l'inganno a far pagare al vecchio la cauzione per Bacchide. Rimasto solo Crisalo si loda, paragonandosi agli Atridi e ad Ulisse, espugnatori della vecchia rocca di Troia. Alla fine il servo riesce a ricavare altri 200 filippi al padre del suo padrone. Come? Il servo racconta al padre di Mnesiloco che per zittire Bacchide e impedire che l'infamia dell'accaduto colpisca suo figlio servono questi altri 200 filippi. Intanto Filosseno è ormai convinto a passare sopra le scappatelle del figlio.
    V atto
    Nicobulo, ormai cosciente dello smacco subito, incontra Filosseno: insieme decidono di far visita alle Bacchidi per recuperare i loro figli. La storia ha un epilogo irriverente: anche i due vecchi finiscono nel cadere nelle trappole amorose delle due meretrici.  wikipedia.org 

  • 2007 “La casa di Bernarda Alba" è il regno della solitudine al femminile.
    Per l’adattamento dell’opera che Garcia Lorca realizzò nel 1938, Gigi di Luca sceglie undici donne, riversando i singoli drammi in una coralità claustrofobica. Il lutto segna l’intero percorso esistenziale delle protagoniste, ridotte da Bernarda (Cristina Donadio) all’“anoressia sentimentale” e alla fame d’amore. Dopo la morte del secondo marito, la donna vieta alle cinque figlie e alla serva (una Gina Perna in gran forma) ogni contatto con il mondo esterno a colpi di schiaffi e tamburo. continua
  • Antonio Latella, napoletano, ha recitato con Ronconi e Castri e, da un paio di anni, ha affiancato all'attività di attore quella di regista. Dopo aver affrontato Shakespeare, il giovane artista ha scoperto una solida affinità elettiva con Jean Genet. Dopo Stretta sorveglianza, Latella ha messo in scena Querelle de Brest e, appunto, I negri, rintracciando nella poetica del "dannato" autore francese il significato perfetto per il proprio peculiare significante, fatto di carne, parodia e impeto. Genet consente a Latella da una parte di sperimentare tutte le potenzialità del proprio originale linguaggio e, dall'altra, di parlare del teatro e del rapporto attore-personaggio e palcoscenico-pubblico. 
    Ne I negri il gioco del metateatro si fa vorticoso e giunge quasi a stordire lo spettatore: un gruppo di neri si traveste da bianchi e allestisce, quale parodica e macabra cerimonia, un processo contro uno di loro, accusato di un crimine gravissimo, vale a dire quello di stupro e assassinio di una giovane "pallida". Allo stesso tempo, i negri che si fingono bianchi si rivolgono direttamente alla platea, esplicitando la propria vera identità di attori. A ciò si aggiungono programmatiche dichiarazioni che, se apparentemente rassicurano circa l'irrealtà della situazione rappresentata sul palco, vengono immediatamente smentite da un'azione teatrale che aggredisce il pubblico. La denuncia degli abusi del potere e, più in generale, delle restrizioni e delle violenze che la società impone, spesso sottilmente, alla libertà dell'individuo, dal testo di Genet si trasferisce in scena amplificata e rafforzata. E sono i corpi e, poi, le voci dei sedici bravissimi interpreti a riempire, oltre i suoi stessi margini, la parola del francese. continua” «Con i nostri fasti, le nostre affettazioni, la nostra insolenza - poiché siamo anche commedianti - cercheremo di aumentare la distanza che fin dall'origine ci divide.» Un gruppo di uomini di colore si maschera da bianchi e allestisce una macabra cerimonia, una sorta di parodistico processo contro uno di loro, accusato di aver stuprato e assassinato una giovane "pallida". I neri che si fingono bianchi si rivolgono direttamente alla platea, esplicitando la propria vera identità di attori e cercando di rassicurare circa l'irrealtà della situazione rappresentata, ma vengono immediatamente smentiti da ciò che avviene in scena in quanto la recita dovrebbe servire a nascondere qualcosa che sta avvenendo dietro le quinte: l’uccisione di un Negro traditore. Una sera un uomo di teatro mi chiese di scrivere una commedia per un gruppo di attori negri. Ma che cosa è poi un negro? E per prima cosa di che colore sono i negri? (Jean Genet) continua

  • Il 21 dicembre la Città di Vico Equense avrà il piacere di inaugurare la convenzione con il neonato Aequa CineTeatroSpazioArte offrendo ai cittadini la possibilità di assistere alla Performance Art “Tufo” di Alessandra Sorrentino. Ad accompagnare la straordinaria ed emozionante artista di Pompei ci sarà il Maestro Catello Tucci al violoncello, per uno spettacolo che proietterà nei futuro gli spettatori, mantenendo però ben saldi i legami con i nostri territori.  “Avremo il piacere di inaugurare la convenzione stipulata con il neonato centro culturale di Vico Equense – ha dichiarato il sindaco Peppe Aiello e il vicesindaco Benedetto Migliaccio – offrendo ai cittadini la possibilità di assistere a questa performance che ha riscosso molto successo, soprattutto in Campania. Eventi come questo contribuiscono ad arricchire l’offerta culturale della nostra città, sempre molto aperta ad aprirsi a eventi e iniziative in grado di attrarre un numero sempre maggiore di turisti e cittadini”. “Ringrazio il Sindaco Peppe Aiello e tutta la Città di Vico Equense, che credono nell’arte e nella costruzione del proprio mondo interiore”, ha dichiarato l’artista Alessandra Sorrentino. “Abitiamo ciò che indossiamo – ha raccontato Luigi Pingitore, scrittore e filmaker che ha curato i testi e ha sostenuto l’artista nella produzione dello spettacolo –. D’altronde le parole, ridotte a pura radice, non possono mentire. Abitiamo case, indossiamo spazi, calziamo vuoti e memorie. Finché tutto si confonde e ci imprigiona. Pensiamo di essere liberi, ma siamo solo in attesa. Di notte, non visto, un vento boreale porta scompiglio sulle pareti delle nostre case. La polvere di tufo, sollevandosi in aria, sfarinata, ci entra nelle narici e allaga i sensi. I nostri neuroni diventano incandescenti. È così che si diventa parte della città, è così che si dismette il proprio corpo per indossare l’abito di ogni casa in cui siamo entrati per guardare, godere, patire e perdersi”.
  • Sik-Sik, l'artefice magico, è una commedia in atto unico scritta da Eduardo De Filippo nel 1929; è contenuta nella raccolta intitolata Cantata dei giorni pari.  

L'atto unico fu inserito come sketch all'interno dello spettacolo di rivista dal titolo Pulcinella principe in sogno che Eduardo presentò assieme ai due fratelli e ad altri attori che lo accompagneranno negli anni successivi (tra gli altri Pietro Carloni, Tina Pica, Carlo Pisacane), nella Compagnia di Riviste Molinari del Teatro Nuovo di Napoli. Incerta è la data esatta del debutto del lavoro (1929 o 1930), ma senz'altro tutti sono concordi nell'affermare che con questa commedia, molto apprezzata dai critici del tempo, ebbe inizio la fortuna per i fratelli De Filippo, come ricordò lo stesso Peppino in un'intervista. L'atto unico fu messo in scena successivamente nel 1932 dalla compagnia Teatro Umoristico I De Filippo al Teatro Kursaal di Napoli, portando poi lo spettacolo a Torino, Roma e Milano. La vicenda di Sik-Sik fu poi trasposta nel film Quei due, diretto nel 1935 da Gennaro Righelli, interpretato da Eduardo e Peppino De Filippo e Assia Noris. Negli anni seguenti le città in cui ci fu il maggior numero di rappresentazioni della commedia furono senza dubbio Napoli e Roma e il 1º gennaio 1962 la stessa fu inserita nel primo ciclo televisivo eduardiano, il Teatro di Eduardo, per la regia dello stesso De Filippo che recitava nella parte del protagonista (Sik-Sik) mentre altri interpreti erano Angela Pagano, Ugo D'Alessio, Enzo Cannavale. Questa commedia, come altre due dello stesso ciclo del 1962, fu cancellata per recuperare il nastro magnetico (allora un supporto costosissimo) su cui era registrata. Fortunatamente però, all'epoca un giovane telespettatore, Lello Mazzacane (oggi docente all'Università Federico II di Napoli), registrò tutto il ciclo eduardiano del 1962 con un magnetofono e le incisioni delle commedie cancellate (tra cui anche Le voci di dentro e Sabato, domenica e lunedì sempre dello stesso ciclo) risultarono pulite e senza rumori di fondo. Nel 2007 Mazzacane ha donato tutto il suo materiale alla Rai. Sik-Sik è un illusionista che si esibisce assieme alla moglie Giorgetta che lo accompagna in teatri di infimo livello. Per la riuscita di uno spettacolo, il mago è costretto all'ultimo momento a sostituire Nicola, assentatosi inopinatamente, con Rafele. La cosa provoca un'imbarazzante situazione allorquando Nicola rientra e la lite inscenata con Rafele causa lo smarrimento del lucchetto di scena; tutto ciò porta al misero fallimento dello spettacolo, con la moglie di Sik-Sik che rimane prigioniera nel baule e viene liberata con difficoltà dal mago. wikipedia
  • Da giovedì al Teatro TRAM di Napoli va in scena la catarsi con ‘Io sono plurale’, spettacolo diretto da Maria Claudia Pesapane, finalista al Premio ‘Regista con la A’ che la sala di via Port’Alba ha lanciato per riconoscere maggiore spazio alle donne impegnate in regia. Gli attori Daria D’Amore, Chiara Di Bernardo e Mariano Di Palo daranno vita a una storia di delusione e riscatto, quando l’amore finisce e lascia amarezza e rimpianti. In occasione dello spettacolo, in scena dal 17 al 20 novembre, è stata attivata una call per invitare gli spettatori a donare oggetti legati al loro passato traumatico. ‘Io sono plurale’ è il flusso di coscienza di chi non si ritrova più nella vita, di chi ha bisogno di esorcizzare ricordi che ossessionano e impediscono di perdonare e perdonarsi, per sentirsi ancora una volta liberi di vivere. È la storia di una rinascita da un grande dolore, dalla fine di una relazione travolgente, che ha abbandonato Graciela, la protagonista, in un vortice nero dal quale ha creduto non sarebbe stata più in grado di rialzarsi.

    La scena si apre con la protagonista, ubriaca, intenta a fare le valigie a suo marito che in realtà è già andato via da tempo, ma lei ancora non riesce ad accettarlo. Raccoglie quindi tutti i vestiti di lui rimasti in casa andando a formare un alto cumulo che impone sulla scena e che esprime simbolicamente il ‘mostro’ da cui lei deve liberarsi per ricominciare a vivere. Durante il suo percorso riporterà a galla alcuni dei ricordi di un vissuto significativo della sua storia d’amore, fatta anche di umiliazioni e tradimenti. Ma sognerà anche l’amore, quello ‘perfetto’, quello forse irrealizzabile, quell’amore che lei desidera e che le darà la forza di rialzarsi e cominciare finalmente ad amarsi. Tutti possiedono un luogo in cui sono custoditi i sogni, un’energia vitale ricca di stimoli e scopi, come un ‘Pozzo dei Desideri’. Ecco che allora parte la ribellione, la voglia di ritrovare la felicità e l’identità perduta. Ma per potersi riscattare, per potersi rialzare c’è bisogno di ‘vomitare’ il nostro male, di restituirgli una forma, di averlo lì davanti a nostri occhi, guardarlo, riviverlo e comprendere che è fatto di una sostanza distruttibile. Spiega Maria Claudia Pesapane: La ricerca, che ha portato poi alla forma definitiva dello spettacolo, è iniziata alcuni anni fa da un accadimento personale della mia vita: quei momenti in cui sei invasa da un dolore che ti invalida fisicamente, non riesci a controllare la tua rabbia, ti senti completamente perso e non vedi nessuna luce in fondo a questo tunnel. Ecco, ‘Io sono plurale’ accende il faro in questo tunnel buio, prova a farci vedere quella luce. L’idealizzazione del marito da parte di Graciela, che sembra appunto impedirle di credere in se stessa e che la porta a sprofondare in un tunnel cieco, si materializza sulla scena in un enorme cumulo fatto di vestiti, come un ‘enorme mostro’ da cui liberarsi. ‘Io sono plurale’, oltre ad essere uno spettacolo teatrale, è un progetto che si pone l’obiettivo di coinvolgere attivamente la comunità. Ad ogni messa in scena viene aperta una call in cui si chiede, a chiunque abbia voglia, di donare un pezzo di abbigliamento legato ad una persona o a un dolore da esorcizzare. Dalla raccolta di tutto questo materiale si è formato il ‘mostro’ di vestiti, un cumulo sempre in evoluzione, un cumulo che è diverso ad ogni spettacolo. Abbiamo avuto aperture del lavoro sotto forma di studio, ma per queste date al TRAM lo spettacolo andrà in scena in una forma di allestimento definitiva. ‘Porta la tua catarsi in scena’ è divenuto in qualche modo il manifesto di ‘Io sono plurale’. Questo spettacolo è infatti la storia di una catarsi che si compie sulla scena, di una catarsi condivisa con il pubblico in sala
    • dal 17 al 20 novembre 2022
    • ‘Io sono plurale’ liberamente ispirato a ‘Diatriba d’amore contro un uomo seduto’ di G. G. Márquez
    • Regia e adattamento testuale | Maria Claudia Pesapane
    • con | Daria D’Amore, Chiara Di Bernardo, Mariano Di Palo
    • Scene | Maria Teresa D’Alessio
    • Costumi | Rosario Martone
    • Produzione | RI.TE.NA.TEATRO
    • Foto di scena | Flavia Tartaglia
    • Luci | Fabio Di Gesto
    • Biglietti:
    • intero €13,00
    • ridotto €10,00 under 26 e over 65
    • Card 4 spettacoli a scelta: €36,00
    • Orari degli spettacoli:
    • Giovedì ore 21:00
    • Venerdì ore 20:00
    • Sabato ore 19:00
    • Domenica ore 18:00

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