Vetrina Vesuvio

mercoledì 29 aprile 2020

Paquito Del Bosco - 'O sole mio Storia della canzone più famosa del mondo

Paquito Del Bosco
'O sole mio
Storia della canzone più famosa del mondo
Virgola, n. 26
2006, pp. 144, con un inserto di 16 tavole a colori
ISBN: 9788860360649
«La storia che stiamo per raccontare ha dello straordinario. È la storia della canzone più famosa nel mondo, anzi nell’universo. Comincia a Napoli oltre un secolo fa, prende forma (forse) nella lontana Odessa, poi riparte da Napoli per diffondersi trionfalmente in ogni angolo della Terra...». Così Paquito Del Bosco conduce il lettore in questa curiosa e imprevedibile narrazione delle vicende che hanno accompagnato la nascita e lo straordinario successo internazionale di ’O sole mio. Scopriamo, per esempio, che Jurij Gagarin, nel corso del volo che portò per la prima volta un uomo intorno all’orbita lunare, scelse di intonare proprio ’O sole mio; oppure, che alle Olimpiadi di Anversa del 1920 il direttore della banda musicale, che non aveva lo spartito dell’Inno nazionale italiano, scelse al suo posto di suonare ’O sole mio, che tutti i musicisti conoscevano a memoria. Oltre a cercare di fare chiarezza sui numerosi luoghi comuni che accompagnano la nascita della «canzone più famosa dell’universo» e di svelarne segreti meno noti, l’autore ne ripercorre anche la tormentata vicenda editoriale, non ancora conclusa. Con la competenza e la passione di un grande conoscitore della canzone napoletana, Paquito Del Bosco costruisce un percorso che attraverso suggestioni, aneddoti e un vasto, inedito apparato iconografico, narra la vicenda della canzone più amata e interpretata che la storia della musica ricordi.
Paquito Del Bosco è direttore artistico dell’Archivio sonoro della canzone napoletana realizzato da Radio-Rai e consulente della Direzione Teche-Rai. Esperto della canzone d’epoca, ha lavorato nei maggiori archivi nazionali, da quello di Stato all’Istituto Luce, dall’Archivio del movimento operaio a quello diaristico di Pieve Santo Stefano. Oltre venticinque anni fa ha riunito una delle maggiori raccolte di dischi a 78 giri esistenti in Italia, parzialmente pubblicata dalla Fonit-Cetra. https://www.donzelli.it/libro/9788860360649
"La storia che stiamo per raccontare ha dello straordinario. È la storia della canzone più famosa nel mondo, anzi nell'universo. Comincia a Napoli oltre un secolo fa, prende forma (forse) nella lontana Odessa, poi riparte da Napoli per diffondersi trionfalmente in ogni angolo della Terra...". Così Paquito Del Bosco conduce il lettore in questa curiosa e imprevedibile narrazione delle vicende che hanno accompagnato la nascita e lo straordinario successo internazionale di 'O sole mio. Scopriamo, per esempio, che Jurij Gagarin, nel corso del volo che portò per la prima volta un uomo intorno all'orbita lunare, scelse di intonare proprio 'O sole mio; oppure, che alle Olimpiadi di Anversa del 1920 il direttore della banda musicale, che non aveva lo spartito dell'Inno nazionale italiano, scelse al suo posto di suonare 'O sole mio, che tutti i musicisti conoscevano a memoria. Oltre a cercare di fare chiarezza sui numerosi luoghi comuni che accompagnano la nascita della "canzone più famosa dell'universo" e di svelarne segreti meno noti, l'autore ne ripercorre anche la tormentata vicenda editoriale, non ancora conclusa.
' O sole mio è stata la canzone più famosa del globo per decenni, con la voce di Caruso è arrivata in tutti le parti del mondo» racconta Paquito Del Bosco, direttore dell' archivio sonoro della canzone napoletana e autore di un brillante saggio in uscita nei prossimi giorni per Donzelli (' O Sole mio, 16,90 euro). «E' quasi un sedimento ancestrale, perché parla del sole. Ma è anche un inno universale, un' elegia, un canto alla natura: è cugina di quel fratello Sole di San Francesco». Questa specie di inno planetario ha una storia che merita un romanzo, e il libro di Del Bosco quasi lo è, pieno di peripezie e colpi di scena. La canzone è del 1898, l' ha scritta Giovanni Capurro, poeta a tempo perso e socialista, paroliere per la Ricordi a 25 lire a canzone. La leggenda narra che Capurro abbia copiato l' idea del soggetto - il sole - ascoltando un canto in versi di un venditore di persiane ambulante. La musica di ' O Sole mio è invece di Eduardo Di Capua, classe 1865, mandolinista e compositore di una famosa troupe di "posteggiatori" (sua è anche I' te vurria vasà' e Torna di maggio). Di Capua scelse un bolero, un ritmo all' avanguardia per l' epoca. Ma sarà Caruso a dare alla canzone il successo internazionale, incidendola per la Voce del Padrone, e inserendola, tra le pochissime, nel suo repertorio di canzoni napoletane. E dopo Caruso sarà Elvis Presley a far sbancare ' O sole mio: nel '59, durante il servizio militare in Germania, ne ascolta una versione in inglese (There' s no tomorrow) e la trasforma in una versione cha-cha-cha: la celeberrima It' s now or never. 
Ma questa canzone-manifesto è oggetto anche di un paradossale equivoco e di un mistero all' italiana. L' equivoco è nella traduzione italiana, che è sbagliata: il ritornello (Ma n' atu sole/cchiù bello, oj ne' ) non significa affatto che "un altro sole più bello non c' è". "Oj ne' " sta invece per "oj nenna", vale a dire ragazza, e sarebbe quindi lei l' altro sole. Sbagliata una volta la traduzione italiana, a catena tutte le traduzioni del mondo, dal Brasile alla Corea, dalla Bulgaria alla Svezia, perpetuano l' equivoco tra il sole che c' è o non c' è. Il mistero tutto italiano ha invece a che fare con i diritti d' autore: in teoria dovrebbero essere scaduti da un pezzo, ma invece gli eredi di un tal Mazzucchi, morto a 94 anni, si sono fatti avanti in tribunale, e hanno vinto la causa qualche anno fa, a Torino, sostenendo che Mazzucchi aveva collaborato con l' autore Di Capua: ragion per cui il tribunale ha, eccezionalmente, protratto i diritti della canzone fino al 2042.

martedì 28 aprile 2020

Muzungu film del 1999 diretto da Massimo Martelli.

Muzungu (1999) - Film - Movieplayer.it 
Muzungu è un film del 1999 diretto da Massimo Martelli. Il significato del titolo, in lingua swahili, è «uomo bianco».
Dodò e Freddy, due italiani che hanno superato da poco la soglia dei quaranta anni, girano vari villaggi turistici africani come animatori e intrattenitori. Mentre Freddy continua a trovare in questa occupazione motivi di divertimento, Dodò comincia invece a sentire il peso di una vita che si rivela priva di autentici punti di riferimento. Un giorno il piccolo aereo con cui si stanno spostando verso un nuovo ingaggio di lavoro insieme a Soraya, una turista italiana, ha un'avaria e cade in pieno deserto. A aiutarli arriva inaspettato padre Luca, un missionario italiano in quei luoghi da molti anni e ormai anziano. Padre Luca si dirige verso il piccolo villaggio, dove i tre si vedono costretti a soggiornare. Gli evidenti disagi vengono sopportati con la prospettiva di andare via al più presto.
MUZUNGU: Amazon.it: Amazon.it
Ma quando appare evidente che l'attesa sarà più lunga del previsto, gli inattesi ospiti devono fare i conti con una vita quotidiana difficile e molto precaria. Padre Luca un giorno si ammala, colpito dalla malattia del sonno. Proprio poco dopo è annunciato l'arrivo del vescovo in visita alla missione: per evitare che, vedendo il sacerdote malato, la missione venga chiusa dal vescovo, Dodò si fa convincere a prenderne il posto e, vestito da prete, accoglie il porporato, lo porta in giro, fa un appassionato discorso sulla situazione di quelle zone africane, chiede l'invio di fondi, che però, dice il vescovo, sono bloccati per il Giubileo.
Giobbe Covatta: Edoardo (Dodò)
Felice Andreasi: Padre Luca
Emanuela Grimalda: Soraya Visentini
Flavio Bucci: il vescovo
Bob Messini: accompagnatore del vescovo
È un peccato che Giobbe Covatta, cabarettista e scrittore comico di successo, sia stato così poco impiegato al cinema. La sua recitazione dimessa, di animo profondamente napoletano, riserva più di una sorpresa e rivela, oltre a un'innata simpatia, anche un talento umoristico non comune. In MUZUNGU (la prima parola con cui viene identificato Giobbe dalla tribù locale e cioè “uomo bianco”) fa capolino tutto il suo amore per l'Africa, tanto che soggetto e sceneggiatura (alla quale ha collaborato anche Vincenzo Salemme) sono firmati soprattutto da lui, già autore in televisione di numerosi speciali sulla vita nel Continente Nero. L'arrivo di due animatori turistici (Giobbe e il simpatico Paolo Maria Veronica) e di una turista (Emanuela Grimalda) in un villaggio “vicino” (si fa per dire, sette giorni di auto!) a Nairobi mette in contatto due realtà completamente diverse (il benessere e la povertà) facendo scoprire ai tre malcapitati vittime di un incidente aereo un mondo nuovo, semplice e sincero. Che il film, è ovvio, tende a esaltare rispetto al consumismo e al cinismo dell'Occidente (rappresentato - nel finale - dal vescovo cui dà voce e corpo Flavio Bucci). È gente che merita il nostro aiuto, ci dice Covatta, e in fondo arrivano a capirlo anche i tre “turisti per caso”, stimolati da un sempre bravo Felice Andreasi, da anni già insediatosi nel villaggio per fare del bene. Al di là del bel messaggio (ampiamente scontato e ingenuo) c'è comunque un film in definitiva piacevole, diretto discretamente da Massimo Martella (che evita gli eccessi paesaggistici e folkloristici che ci saremmo attesi) e, pur all'interno di una sceneggiatura banale, recitato con naturalezza encomiabile. Una buona sorpresa, insomma, per chi si aspettava solo zucchero, panorami e commozione.

lunedì 27 aprile 2020

#RipercorrendoInsieme: Nati in riva al mondo Mauro Di Domenico

Amazon.it: Nati in riva al mondo - Mauro Di Domenico - Libri 
Nati in riva al mondo
Preziosa prova, l'ennesima, per Mauro Di Domenico, straordinario chitarrista napoletano (figlio del grande tenore Lello Di Domenico). Il video e il cd raccolgono brani scritti dallo stesso Di Domenico e veri pezzi si storia (basti citare Gracias a la vida di Violeta Parra o Creuza de Ma di Fabrizio De André). 
Molti anche gli ospiti presenti, tra questi gli Intillimani, Horacio Duran, Luis Sepùlveda, Mauro Pagani e Company Segundo
Narrare attraverso la musica, la parola e le immagini.
E’ da qui che parte il nuovo progetto di Mauro Di Domenico, eclettico musicista ed appassionato ricercatore di visioni parallele che uniscono tutte le diverse forme di arte.
Il progetto (CD e DVD su etichetta Loro di Napoli – Rai Trade) è un ponte virtuale tra Napoli e Santiago del Chile, un gioco tra passato e presente, una ricerca tra melodie che evocano un certo passato e il ritmo della contemporaneità, un viaggio che parte da Sud ed arriva a Sud. Il tutto impreziosito dalle partecipazioni inedite in video-proiezione di LUIS SEPULVEDA, COMPAY SEGUNDO, INTI-ILLIMANI, VIOLETA PARRA del Poeta PABLO NERUDA e la voce indimenticabile di FERRUCCIO AMENDOLA.
Ecco come Mauro Di Domenico presenta questo progetto-spettacolo:
…il progetto “NATI IN RIVA AL MONDO” è dedicato a Neruda. E’ stato Lui a guidarmi fino a Isla Negra con il suono delle sue parole, quella voglia di frugare tra le sue cose, conoscere il suo sentiero, la sua casa, condividere ciò che vedeva il suo sguardo sempre rivolto al mare… Il progetto è un annodare di sollecitazioni emotive e musicali, arte e spirito, cercando di non scivolare nella malinconia nel "come eravamo" o nella retorica di certi proclami. Il mondo è pieno di Pinochet. Il mio intento è stimolare sempre l’utilizzo della memoria affinché ognuno di noi possa riconoscere in tempo la comparsa del proprio Pinochet. L’arte,in questo caso, ha questo dovere morale, un conto sempre aperto con l’umanità. “Il Cile di oggi insieme a quello che ho vissuto tra i giovani cileni mi ha lasciato una forte impressione. Una realtà ancora in bilico tra mantenimento della memoria storica per non dimenticare e perdita della stessa per coltivare il sogno di una rinascita d'identità storica, civile, culturale. La realizzazione di questo progetto è sta resa possibile dalla preziosa collaborazione del Governo del Cile-’Ambasciata del Cile in Italia – e la Fundacion Pablo Neruda. http://www.maurodidomenico.com/concept-album/6-nati-in-riva-al-mondo.html
Special guest: MAURO PAGANI
Voce recitante: CLORIS BROSCA
Interventi di : ITALO MORETTI

venerdì 24 aprile 2020

#RipercorrendoInsieme: Un messico napoletano - Peppe Lanzetta

Un messico napoletano  - Peppe Lanzetta
Copertina flessibile: 128 pagine
Editore: Feltrinelli; 3 edizione (17 febbraio 2009)
Collana: Universale economica
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8807812681
ISBN-13: 978-8807812682
La storia di una diciannovenne napoletana, la Rossa, in un arco di tempo che va dalla primavera all'ultimo dell'anno. Muovendosi nei più infimi quartieri di Napoli, con una breve e sfortunata capatina sulla riviera romagnola, la protagonista precipita sotto la soglia dell'inferno quotidiano, nel quale annaspano la sua famiglia e gli amici, fino a trovare la morte in una spiaggia desolata, per mano di due killer, nella notte di San Silvestro.
" Un messico napoletano" è il titolo di un piccolo, ma denso romanzo di Peppe Lanzetta. E' la storia di Anna detta "la rossa" che vive a Scampia, un quartiere di Napoli, tristemente famoso. E' il racconto asciutto e sintetico di vite rovinate dalla droga, dalla sete di potere, e dall'illusione del denaro facile. Storie di ordinaria quotidianietà napoletana. Ma dal libro, quasi magicamente escono corposi e abbondanti i profumi di questa terra, contraddittori e forti, esasperati e indimenticabili. Una babilonia che ricorda le miserie umane, viscerali e intense. Anna è sola di fronte a questo surreale e concretissimo ingranaggio, e come, spesso succede qui, o fai finta di non vederlo e lo subisci , o la tua vita diventa un inferno. Tutto questo vede "...Castel dell'Ovo, imponente, con le sue fondamenta nell'acqua di sale, castello salato, ventilato, bagnato, pieno di ricordi, misteri, bugie, vendette, faide e gelosie...stava lì muto, cieco sordo, avvolto nel suo silenzio e nella sua pietra di tufo...." http://www.peppelanzetta.it/bibliografia-peppe-lanzetta/43-qun-messico-napoletanoq-feltrinelli-1994

sabato 18 aprile 2020

#RipercorrendoInsieme: Totò - San Giovanni decollato

San Giovanni decollato (1940) - Film - Trama - Trovacinema
San Giovanni decollato è un film del 1940, diretto da Amleto Palermi.
Mastro Agostino Miciacio è un portiere e ciabattino napoletano che venera un dipinto raffigurante un'immagine di San Giovanni Battista decollato. Agostino ha l'abitudine di parlare con l'immagine sacra e di tenere acceso un lumino a olio presso l'immagine stessa in segno di devozione. Ogni notte però l'olio sparisce.
La devozione del portiere è tale da spingerlo a fare anche dei festeggiamenti che per la loro rumorosità gli tirano addosso le ire dei vicini e della sua famiglia; viene processato e poi assolto per semi-infermità mentale.
Il guappo Don Peppino vorrebbe imporre ad Agostino le nozze fra la figlia Serafina e Orazio, un lampionaio suo protetto: ma Serafina rifiuta categoricamente e assieme al suo innamorato fugge dai nonni di lui nel paese di Montebello Siculo in Provincia di Messina. Li raggiungeranno Agostino con la moglie Concetta e durante le nozze dei due giovani Agostino scaccerà Don Peppino scoprendo che era proprio lui il ladro di olio del lumino di San Giovanni.
Tratto dal testo teatrale in dialetto siciliano San Giovanni decollatu di Nino Martoglio, andato in scena per la prima volta nel 1908, questa edizione sonora del San Giovanni decollato (di cui era già stata realizzata nel 1917 una versione muta che risulta perduta), fu prodotta da Liborio Capitani, che aveva basato molta della sua attività sull'attore siciliano Angelo Musco (interprete a suo tempo della versione muta), con cui aveva realizzato, dal 1932 al 1937, ben 7 pellicole, oltre a vincere la Coppa Mussolini alla Mostra di Venezia del 1934 con Teresa Confalonieri.
Totò: Agostino Miciacio
Silvana Jachino: Serafina
Franco Coop: don Raffaele
Osvaldo Genazzani: Giorgio Maria Santapaola
Bella Starace Sainati: nonna Provvidenza
Tommaso Marcellini: don Benedetto nonno
Eduardo Passarelli: Orazio il lampionaio
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Di questo film molti hanno messo in particolare evidenza due scene: la prima, definita della "piattata", riguarda un'inquadratura molto lunga in cui viene ripresa una battaglia a colpi di piatti che, secondo,le cronache del tempo, sarebbe andata oltre le intenzioni della lavorazione coinvolgendo anche il personale, con oltre 1000 stoviglie rotte, ben 30.000 lire del tempo di costo, cumuli di cocci rimasti per giorni nel teatro di posa ed alcuni feriti tra cui la stessa Titina De Filippo
Una seconda scena molto nota, è quella, brevissima, in cui compare la figlia allora di 7 anni di Totò, Liliana De Curtis, nel ruolo di una bimba che va a ritirare un paio di scarpe riparate, alla quale il produttore Capitani regalò una bambola

domenica 5 aprile 2020

Carmen Covito - Le ragazze di Pompei

Le ragazze di Pompei - Carmen Covito - Recensioni di QLibri
Le ragazze di Pompei è un romanzo della scrittrice italiana Carmen Covito; ambientato nella città di Pompei poco prima dell'eruzione del Vesuvio del 79 e.v., si presenta come un nuovo Satyricon al femminile; si svolge, come l'originale di Petronio Arbitro, durante l'impero di Nerone.
La protagonista del romanzo, scritto come se fosse un diario dalla forma molto libera, è una giovane donna di nome Vibia Tirrena il cui padre possiede una libreria e un laboratorio di copisti nella città di Pompei.
All'età di 13 anni, come nella tradizione, Tirrena è stata congiunta in matrimonio con un uomo; rimasta quasi subito incinta, ha perduto il bambino e per il trauma non ha più voluto saperne del marito. Dopo il divorzio ha ottenuto di scegliersi da sé un secondo coniuge, e ha optato per un amico d'infanzia, il pittore Marco Epidio Fusco. I due vivono a casa del padre di Tirrena insieme a tre figli, nessuno dei quali è della donna: le gemelle Elianella e Gemina e il piccolo Epidiano.
Un giorno Tirrena incontra alle terme della signora Decidia Margaris una ricca patrizia proveniente da Roma, Rubria, venuta a trascorrere qualche tempo a Pompei. La accompagna nella bottega del padre per scegliere qualcosa da leggere e qui Rubria, che si sposta in una lettiga portata a braccia da quattro schiavi nubiani, incontra una sua conoscenza: il poeta Cesio Basso, forse il miglior cliente della libreria. Da quest'incontro si viene a sapere che Rubria è un'ex vestale, una delle sei vergini che tengono accesa la fiamma nel tempio di Vesta che dopo trent'anni di servizio nel Foro Romano ha dato le dimissioni e si è ritirata a vita privata.
Il marito che Tirrena si è scelta in seconde nozze è in realtà una copertura, dal momento che Fusco ha il "vizietto greco", cioè preferisce gli uomini, e ha una relazione con il socio Nigro, che la giovane donna chiama non senza ironia "il mio secondo marito". Quasi ogni giorno sui muri di casa compaiono scritte vandaliche che ironizzano all'omosessualità dei due.
Tirrena viene incaricata da sua zia Plotilla di organizzare una grandiosa festa, con l'intenzione di risollevare la città dalla depressione generale causata dal recente terremoto che ha danneggiato moltissimi edifici. Negli stessi giorni giunge a Pompei la notizia che Nerone imperatore ha concesso il titolo di Augusta alla moglie Poppea Sabina e alla figlia Claudia.
Tirrena si reca al Piccolo Teatro, una parte del quale è occupata dalla scuola di gladiatori che vi si è trasferita da un edificio danneggiato dal sisma. Qui ingaggia per la festa di zia Plotilla la compagnia di Azio Aniceto per un buon prezzo, quindi si reca a pranzo dalla signora Rubria che l'ha invitata. Rubria è ospitata a casa della cugina Quintilla, amicizia/inimicizia dell'adolescenza di Tirrena, la quale gode nel vederla poco considerata dalla parente famosa.
Rubria ha bisogno che la giovane la aiuti a risolvere uno spinoso "problema ginecologico", quello che oggi chiameremmo blocco psicologico nei confronti dell'atto sessuale. Se si considera che lo spasimante per il quale vuole essere disponibile è nientemeno che l'Imperatore, la faccenda si fa grave. A questo punto il manoscritto apocrifo si fa frammentario: si deduce che dopo diversi tentativi di proporre a Rubria dei maschi in grado di vincere il blocco, Tirrena riesca a convincere Aniceto a compiere il sacrificio, con la promessa che dopo questo dovere l'uomo potrà godere di lei. https://it.wikipedia.org
Carmen CovitoLe ragazze di Pompei
pagine 144
euro 13
Barbera Editore, 2012
ISBN: 978-88-7899-509-3