Faceva parte del disco “Pino Daniele” la canzone “Chillo è nu buono guaglione”. Con questo brano l’artista napoletano fu uno dei primi ad affrontare il tema dell’omosessualità e della transessualità, argomenti all’epoca ritenuti abbastanza tabù. Il testo narra di un ragazzo che sogna di diventare donna “chillo è nu buono guaglione e vo’ essere na signora” e che si prostituisce per potersi pagare l’operazione “fa ‘a vita sott’ a nu lampione e quando arriva mezzanotte scende e va a faticà […] chillo è nu buono guaglione s’astipa ‘e sorde pe ll’operazione non ha alternativa solo azione decisiva”.
Vorrebbe in futuro chiamarsi Teresa e poter avere un marito e una casa: “chillo è nu buono guaglione crede ancora all’amore chillo è nu buono guaglione sogna la vita coniugale”. Ma soprattutto il giovane, che Daniele definisce anche con il termine napoletano “ricchione”, vorrebbe non essere deriso dalla gente che lo osserva e potersi sentire accettato “e uscire poi per strada e gridare so’ normale e nisciuno me dice niente e nemmeno la stradale”. Per capire l’importanza che questo brano ha avuto nella storia della canzone napoletana e non solo, basti pensare che la frase “Chillo è nu buono guaglione” è entrata ormai anche nel linguaggio popolare per giustificare un giovane che, nonostante la sua indole, abbia commesso un’azione sbagliata o abbia pronunciato una parola cattiva. Germana Squillace vesuviolive.it
Gianna la contrabbandiera, figura mitologica del centro storico napoletano, si è spenta oggi, venerdì 3 giugno. Per chiunque frequentasse la movida di piazza Bellini e dintorni, Gianna era una compagnia quasi inevitabile, silenziosa, ma sempre presente. A lei Pino Daniele dedicò la canzone, piuttosto all’avanguardia per i tempi, “Chillo è nu buono guaglione”. Gianna, al tempo “Gianni”, era figlia di un maresciallo. Suo padre, probabilmente poco predisposto ad assecondare il cambiamento di genere di suo figlio, gli procurò spesso dei problemi e addirittura ne ordinò l’arresto. Ma questa non fu l’ultima volta che finì in galera: spirito libero, attivista e prostituta, fu tra le prime a Napoli a lottare per i diritti degli omosessuali, dei transessuali e le lesbiche.
Così la ricorda Lucilla Parlato, giornalista napoletana molto attiva sul territorio: “Era una “invisibile” più visibile di altri. Perché Giannina vendeva sigarette di contrabbando, di notte, nel centro storico di Napoli. Lo faceva girando con la sua borsa piena di Marlboro e Camel, cartine, filtri…Lanciando il suo richiamo, tra piazza Bellini e San Domenico, senza nemmeno urlare. La conoscevano tutti. E tutti la aspettavano. Priva di garbo, sgraziata, a volte addirittura villana…La si perdonava perché era Giannina e anche perché era la salvezza per qualsiasi fumatore. Ma soprattutto perché quella sua figura segaligna, aspra, i suoi improbabili look, la sua essenza rude, ti parlavano di dolore e di verità. Perché Giannina era così, reale. E qualche volta si era fermata con qualcuno più empatico a raccontare la sua vita…Perché ne aveva passate tante…”.
Melania Cacace informa-press.it E mi chiamerò Teresa
scenderò a far la spesa
me facce crescere ‘e capille
e me metto ‘e tacchi a spillo
inviterò gli amici a casa
a passare una giornata
senza avere la paura
che ci sia una chiamata
e uscire poi per strada
e gridare SO’ NORMALE!
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