Vetrina Vesuvio

sabato 22 novembre 2025

Teatro Elicantropo di Napoli | Ginestre il nuovo spettacolo scritto da Elvira Buonocore e diretto da Gennaro Maresca

È un viaggio poetico e feroce nel cuore fragile della provincia italiana Ginestre il nuovo spettacolo scritto da Elvira Buonocore e diretto da Gennaro Maresca, che debutterà, giovedì 27 novembre 2025 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 30) al Teatro Elicantropo di Napoli. - Elicantropo Teatro

Presentato da B.E.A.T. Teatro, Ginestre nasce come una lente ravvicinata sulla provincia italiana, sulle sue pieghe più dure e genuine, sugli interni domestici dove il tempo scorre con una densità antica.

È qui, nel retrobottega di un piccolo negozio, che vivono Consiglia e Felicia (detta Licia), due sorelle che condividono un’esistenza sospesa, fatta di gesti ripetuti, di riti quotidiani che sembrano scongiuri, di complicità e prigionia. Il loro mondo è un microcosmo fragile, che si incrina sotto il peso di un paesaggio che frana, simbolicamente e realmente.

A dar corpo a questa storia ci sono Stefania Remino e Alessia Santalucia, interpreti che restituiscono con delicatezza e crudezza il legame profondo e irrisolto tra le due protagoniste. Attorno a loro, un impianto scenico che non vuole soltanto mostrarsi, ma respirare con la storia, attraverso le luci a cura di Francesco O. De Santis, la scenografia di Sara Palmieri, realizzata da Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo, i costumi di Siria Bossone e le musiche originali di Vincenzo Romano.

Lo spettacolo è liberamente ispirato all’alluvione di Sarno del 1998, evento tragico che ha segnato profondamente l’immaginario campano e non solo, ma qui la catastrofe non è soltanto un fatto storico. Diventa metafora, memoria che si incarna, “aria strana” che preannuncia non solo il fango, ma il collasso emotivo e l’inadeguatezza del presente.

Il risultato è una narrazione che intreccia infanzia e vecchiaia, gioco e tragedia, sorellanza e sopravvivenza. Un poema teatrale che racconta la resistenza delle vite minori, quelle che non finiscono nei titoli dei giornali, ma restano incise nei racconti familiari, nei silenzi, nei gesti ripetuti per non soccombere.

Ginestre racconta una resistenza minima e potentissima: quella di chi, anche quando tutto intorno sembra franare, continua a fare i conti con il mondo, con la propria storia, con ciò che resta.

Uno spettacolo che parla della provincia, delle famiglie, dei legami che ci tengono uniti e a volte ci soffocano. Parla della paura, della sopravvivenza, della forza che si trova nel rimanere in piedi, “nonostante il fango”.

Ginestre di Elvira Buonocore

27 > 30 novembre 2025, Teatro Elicantropo Napoli - Vico Gerolomini, 3

Spettacoli ore 20.30 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)

Teatro Elicantropo Napoli

 (da giovedì a sabato ore 20.30, domenica ore 18.00)

B.E.A.T. Teatro

presenta

Ginestre di Elvira Buonocore

con

Stefania Remino e Alessia Santalucia

disegno luci Francesco O. De Santis

scenografia Sara Palmieri

costumi Siria Bossone

musiche Vincenzo Romano

assistente alle scene Alessandra Avitabile

realizzazione scene Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo

regia Gennaro Maresca

Note dell’autrice

1998. Periferia del sud Italia. È un maggio strano. Piove da cinque giorni. Un’acqua imperterrita laddove avrebbe dovuto esserci primavera. Non un fiore, non un raggio di sole. Non c’è margine per uscire, l’inverno si protrae. Soltanto il tempo, dilatatosi nell’ora legale, ha allungato le giornate, così da concedere ancora più spazio, più luce a quella pioggia incessante.

Due sorelle vivono nel retrobottega del negozio di detersivi “Le Ginestre”. Donnine di età incerta, alternano attimi di vecchiaia a momenti di soave giovinezza. La vendita dei prodotti per la casa si fonde coi giochi di infanzia, coi gesti tipici dell’adolescenza. Tutto è vetrina e clausura.

Una di loro, la più piccola e più anziana, una neonata-adolescente che parla, riflette e ragiona, ha un passatempo tutto personale: guardare i video delle grandi cerimonie di famiglia. Compleanni, prime comunioni, anniversari, matrimoni, battesimi, ricorrenze inventate. Come una serie tv che non finisce ma si aggiorna assieme alla vita, il loop cerimoniale rappresenta l’unica forma di intrattenimento nella sua vita quasi reclusa.

Torniamo alla provincia, al margine di una regione. Torniamo ad una casa che è anche un’attività. Torniamo ad una vita che è anche mestiere, ad una esposizione che è anche un nascondiglio permanente. Torniamo al legame parentale che supera sé stesso e va oltre. Sorelle che sono amiche, che sono serve, che sono odiose antagoniste, che sono acidità pura. Elemento di natura.

Torniamo ad un clima ostile, ad un mondo che insorge. Ma questa volta lo dichiariamo apertamente. Questo lavoro parte da un’esperienza collettiva, l’alluvione che il 5 maggio 1998 ha colpito il comune di Sarno e le limitrofe zone di Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello, causando la morte di 160 persone. Un evento profondamente radicato in queste aree, a quasi trent’anni di distanza.

La provincia è di nuovo attenzionata, di nuovo siamo oggetto di interesse. Ma per cosa? Un’ondata di fango e detriti, tre lingue di terra che scivolano inesorabili dalla montagna e ci prendono tutti alle spalle. I rubinetti danno acqua marrone. Le scuole sono chiuse. Le due donne vivono a livello della strada. Sono esposte. Vulnerabili.

La vulnerabilità è il grado di perdita prodotto su un elemento o su una serie di elementi esposti a rischio, risultante dal verificarsi di un evento dannoso di una intensità data. Un indicatore geologico prima ancora che umano. Vulnerabilità è esposizione a un rischio. A un crollo. A una frana. Il paesaggio fisico qui diventa rappresentativo, metafora di uno stato emotivo. Il nostro. Lo stesso paesaggio che ci ha cresciuti si erode giorno dopo giorno, restituendoci al suo posto un mare di fango. Stare al mondo vuol dire stare nella frattura, in quella degradazione. Vuol dire essere esposti a un alto grado di vulnerabilità. Questo il punto di partenza per raccontare un frammento di umanità che si sgancia un attimo dal crollo e viene a parlarci.

Note del regista

Quando la catastrofe poteva avvenire a casa nostra. Poteva franare la terra sul nostro tetto, poteva tremare a sangue casa tua, poteva prendersela con te il fiume, affogare te, i tuoi cari, senza tenere conto di niente. Così. Superiore. Dolcenera senza cuore.

È la natura che ci governa, è la malaciorta, Dio in collera per il degrado, è la politica e le istituzioni, la differenza sostanziale tra la vittima inconsapevole e il potere, che tutto controlla e che tutto (catastrofi comprese) dovrebbe prevenire.

Un flusso di ovvietà e forzature di cui i media moderni si cibano restituendoci il dolore spettacolarizzato.

Ginestre è il tentativo poetico di fare memoria, di considerare la persona quale testimone di tempo e di spazio. Spazio rubato, dismesso, violentato. Spazio reale, del corpo; spazio emotivo, dello spirito. Ognuno in continua espansione. Grotteschi e struggenti segni di passaggio.


Casa Museo Murolo | Appuntamenti a novembre e dicembre tra musica, teatro e note di aromi

La Casa Museo Murolo, inaugurata lo scorso febbraio, continua ad offrire ai visitatori un’esperienza unica nel mondo della canzone napoletana, consentendo ai visitatori e ai turisti di visitare gli ambienti che hanno fatto la storia della famiglia Murolo. La Casa Museo, impegnata nella valorizzazione del patrimonio culturale musicale partenopeo, tra aperture ordinarie e straordinarie, ha accolto fino ad ora centinaia di visitatori.
Inoltre venerdi` 28 novembre, alle ore 19, è previsto il primo appuntamento di Vini&Vinili: alla consueta visita e all’ascolto dei vinili di Roberto Murolo verrà  abbinata una degustazione di vini della Tenuta Cavalier Pepe. L’iniziativa prevede un biglietto d’ingresso con prenotazione obbligatoria.

Fino al 30 dicembre, e` ancora possibile visitare la mostra “La Dinastia Murolo”, dedicata all’intera famiglia Murolo, con un focus sugli altri fratelli di Roberto che si sono dedicati all’arte: Maria, poetessa, Massimo, poeta, Vincenzo, scultore, Marco, pittore. Per la mostra, l’ingresso e` libero ed e` consentito negli orari di apertura del sito.

A dicembre, ben due aperture straordinarie dedicate al periodo festivo piu` amato dai napoletani: Natale in Casa...Murolo! 

  • Giovedi` 11 e venerdi` 12 dicembre, dalle ore 18 alle 21, la Casa Museo accogliera` i visitatori con una speciale visita teatralizzata per vivere l’atmosfera natalizia nella casa che ha visto riunirsi i piu` grandi rappresentanti della canzone napoletana. Per partecipare, e` necessario prenotare ed e` previsto un biglietto.

Le iniziative di Casa Museo Murolo vanno nella direzione della trasversalita` e dell’interdisciplinarieta`, con l’obiettivo di massimizzare la valorizzazione della cultura napoletana, come conferma il Presidente della Fondazione Roberto Murolo, Mario Coppeto: «Piero Bevilacqua, storico e saggista, nel suo lavoro del 2018 dal titolo "Le felicita` d'Italia" sostiene che tra le caratteristiche che sviluppano felicita` nel nostro Paese ci sono, tra le altre, le eccellenze enogastronomiche e la musica napoletana. E` per questo motivo che intraprendiamo un nuovo viaggio sensoriale come Casa Museo Murolo. Vogliamo offrire al visitatore nuove opportunita` di intrecciare culture differenti al fine di creare occasioni di benessere attraverso il piacere del gusto e quello della tradizione. Le prossime aperture di Casa Museo Murolo, dedicate al vino ed al Natale, hanno lo scopo di unire le differenti culture per rafforzare il piacere di trascorrere insieme alcuni momenti piacevoli».

Casa Museo Murolo resta regolarmente aperta il venerdi` ed il sabato dalle ore 10 alle ore 18, la domenica dalle ore 10 alle ore 13:30.

Info e prenotazioni info@casamuseomurolo.it

venerdì 21 novembre 2025

Fritz Dennerlein è stato un pallanuotista, nuotatore e allenatore di pallanuoto italiano.

Federico Dennerlein, detto Fritz è stato un pallanuotista, nuotatore e allenatore di pallanuoto italiano.

Nato da padre tedesco e madre romena, fu allenato dal fratello maggiore Costantino Dennerlein, detto "Bubi" e "Kartikeyan".

Fu contemporaneamente pallanuotista e nuotatore, arrivando in nazionale in entrambe le discipline.

Fritz Dennerlein vinse il suo primo titolo nazionale assoluto di nuoto nel 1953, con la staffetta 4x200 stile libero della Canottieri Napoli, con la quale si ripeté l'anno successivo e giunse in finale ai Campionati Europei di Torino. Ai Giochi del Mediterraneo del 1955 vinse la medaglia d'oro nella pallanuoto. Nel 1956 vinse ancora il titolo di campione assoluto nella 4x200 e fu convocato per le Olimpiadi di Melbourne.

Ai Giochi olimpici, con Paolo Galetti, Guido Elmi ed Angelo Romani, Dennerlein compose il quartetto della staffetta 4x200 stile libero che per la prima volta raggiunse una finale olimpica, classificandosi al settimo posto. Nella pallanuoto, si classificò al quarto posto, con la Nazionale italiana. L'anno dopo giunsero i primi due titoli assoluti individuali, nei 100 e nei 400 stile libero.

Nel 1958 Dennerlein vinse il suo primo "scudetto" di pallanuoto con la Canottieri Napoli e, nel nuoto, la medaglia d'argento nella 4x200 stile libero (con Angelo Romani, Paolo Galletti e Paolo Pucci) e quella di bronzo nella 4x100 mista (con Gilberto Elsa, Roberto Lazzari e lo stesso Pucci) agli "Europei" di Budapest. Agli "assoluti" si dovette accontentare di un solo titolo, quello della staffetta 4x100 mista.

Con il ritiro dall'agonismo del fratello maggiore, Fritz Dennerlein cominciò a dedicarsi alla specialità preferita di "Bubi": lo stile a farfalla. I risultati furono travolgenti. Vinse la medaglia d'oro nei 200 farfalla sia ai Giochi del Mediterraneo di Beirut 1959 sia alle Universiadi di Torino. In entrambi i casi vinse le medaglie d'oro delle staffette 4x200 stile libero e 4x100 mista, così come ai Campionati assoluti 1959. A Beirut fu anche medaglia d'argento nella pallanuoto. Il 12 luglio 1959 batté il record europeo dei 100 farfalla e due giorni dopo si ripeté con quello dei 200 farfalla. Ai campionati primaverili 1960 ritoccò nuovamente il record europeo dei 200 farfalla, portandolo a 2'18"0 e agli "assoluti" vinse ben cinque medaglie d'oro (200 e 400 stile libero, 200 farfalla e staffette 4x200 stile libero e 4x100 mista).

Questi risultati molto lusinghieri indussero Dennerlein a puntare tutto sui 200 farfalla alle imminenti Olimpiadi di Roma, con l'obiettivo di diventare il primo nuotatore italiano a conquistare una medaglia olimpica. Rinunciò quindi alla convocazione nella squadra di pallanuoto e fu un peccato perché i suoi compagni riuscirono a vincere la medaglia d'oro anche senza di lui. Nei 200 farfalla, invece, Dennerlein, pur battendo nuovamente il suo record continentale (2'16"0), fu superato da tre nuotatori extraeuropei e dovette accontentarsi del quarto posto. Tale risultato fu però la miglior prestazione di un italiano alle Olimpiadi, nel nuoto maschile, sino alla medaglia di bronzo di Stefano Battistelli, a Seul 1988. Nella staffetta 4x100 mista Dennerlein raggiunse comunque la finale olimpica, classificandosi al sesto posto, insieme a Giuseppe Avallone, Roberto Lazzari e Bruno Bianchi. Nella 4x200, con Paolo Galletti, Angelo Romani e Bruno Bianchi, si fermò alle semifinali.

Nel 1963 vinse il suo secondo "scudetto" di pallanuoto con la Canottieri Napoli al quale aggiunse il titolo di capocannoniere del Campionato. Fu alfiere dell'Italia ai Giochi del Mediterraneo di Napoli 1963 e durante la cerimonia d'apertura lesse il giuramento degli atleti. Fu oro nei 200 farfalla.

Ha concluso la carriera nel nuoto con i Campionati assoluti del 1963, portando a casa altri tre ori (200 farfalla, 400 misti e staffetta 4x200). Gareggiò ancora nella pallanuoto alle Olimpiadi di Tokyo 1964, ripetendo il medesimo risultato (quarto posto) delle Olimpiadi di otto anni prima.

Dopo il ritiro divenne allenatore di pallanuoto, prima del Circolo Canottieri Napoli e quindi della squadra nazionale italiana per sette anni. Come allenatore della nazionale di pallanuoto vinse un argento mondiale (1986), in una tiratissima finale con la Jugoslavia di Ratko Rudić conclusasi 12-11 al quarto tempo supplementare ma si rifece l'anno successivo vincendo l'oro ai Giochi del Mediterraneo di Latakia 1987.

Morì nel 1992 all'età di 56 anni in un tragico incidente motociclistico sulla rampa d'accesso dell'autostrada Salerno-Napoli.

A lui è dedicata la piscina olimpica situata nel complesso della Mostra d'Oltremare e dal 15 luglio 2012 il tratto di mare dalla Marina di Vico a Capo la Gala, chiamato il "Miglio Azzurro Fritz Dennerlein" della città di Vico Equense, dove il campione, da giovane, si allenava e dove, dopo il 1947, si era trasferito.

L'11 dicembre 2016 la società napoletana di nuoto a lui dedicata A.N.D Fritz Dennerlein, fondata dal suo ex atleta Riccardo Siniscalco, in collaborazione con Ciro Porzio, Maurizio Mastrorilli e Andrea Siniscalco organizzano in suo onore il "1º Trofeo Fritz Dennerlein" valido per il Circuito Supermasters FIN.

Nel 2019 gli è stato intitolato, in occasione delle Universiadi svoltesi a Napoli, il Palazzetto dello Sport nel quartiere Barra.

Fritz Dennerlein - Wikipedia 

martedì 18 novembre 2025

Teatro Cilea di Napoli | Aurora Leone (The Jackal) - “Tutto scontato – rivisto e scorretto”.

Dopo il grande successo di Peppe Barra e l’esordio degli allievi della Cilea Academy, il Teatro Cilea di Napoli prosegue con slancio la sua stagione 2025/26. Dal 20 al 23 novembre, sul palco diretto da Lello Arena, sale Aurora Leone, protagonista del collettivo comico The Jackal, per il suo attesissimo debutto teatrale stagionale con lo spettacolo “Tutto scontato – rivisto e scorretto”.

L’attrice, fortemente voluta dal direttore artistico Arena, porta in scena un monologo ironico e tagliente, un bilanciamento perfetto tra satira sociale e confessione personale che ha già conquistato il pubblico nei teatri italiani ed europei. Dopo il trionfo con la messa in scena lo scorso agosto a Piazza Plebiscito, davanti a circa cinquemila persone, Aurora Leone sceglie Napoli come prima tappa di un tour nazionale che toccherà dieci prestigiosi teatri in tutta Italia.

“Tutto scontato – rivisto e scorretto” è molto più di uno spettacolo comico. È un’esperienza che mira a lasciare il pubblico con la sensazione: “Fa ridere, ma fa anche riflettere”. Comodo? No. Scomodo? Non troppo. Si colloca a metà strada tra il linguaggio dissacrante di Ricky Gervais e la pacata autorevolezza di un Mattarella. Potremmo definirlo “scomodo come un sedile di Ryanair nelle file centrali”.

Il titolo stesso è un gioco di significati. “Tutto scontato” è come un adesivo in vetrina che ti invoglia a entrare in un negozio, sperando di trovare qualcosa che fa per te, la tua taglia, ciò che cercavi. Ma, si sa, spesso non si trova mai esattamente quello che si desiderava. Allo stesso tempo, “Tutto scontato” significa “tutto ovvio, prevedibile”. In questo caso, lo spettacolo non ambisce a sorprendere, ma a rassicurare attraverso una comicità intelligente e riconoscibile.

Nel suo racconto, completamente in italiano con incursioni in dialetto casertano e inglesismi ormai di uso comune, Aurora Leone vi condurrà attraverso: Filosofia teoretica, Inneggiamenti alla gentilezza ed Esplorazioni nel campo semantico del “free bar”.

  • Biglietti: Platea 28 euro, Galleria 23 euro.
  • Inizio: giovedì, venerdì e sabato ore 21; domenica ore 18.

IL RESTO DELLA STAGIONE DEL CILEA:

  • Ciro Ceruti (in “Disperso” dal 27 novembre), 
  • Peppe Iodice (in “Ho visto Maradona” dal 4 dicembre e fuori abbonamento dal 10 dicembre), 
  • Francesco Cicchella (in “Tante belle cose” in scena dal 18 dicembre e per tutte le festività), 
  • Lina Sastri (dal 22 gennaio), 
  • Paolo Caiazzo (in “I promessi suoceri” in scena dal 5 marzo), 
  • Carlo Buccirosso (in “L’erba del vicino è sempre più verde”, in scena dal 26 marzo) e 
  • Nino Frassica (in “Novella Bella” in scena dal 30 aprile). 
  • Dal 7 maggio Biagio Izzo in “Finché giudice non ci separi”.

INFO

Gli abbonamenti e i singoli biglietti sono disponibili sul sito Etes.it oppure presso la biglietteria del teatro tramite i contatti ufficiali.

Il Teatro Cilea mette a disposizione del pubblico un parcheggio convenzionato adiacente al teatro. Per informazioni: 0817141801.

lunedì 17 novembre 2025

"Illuminiamo Napoli 2025"

Oltre 150 chilometri di luci, addobbi tridimensionali e grandi alberi, illumineranno le festività natalizie grazie all’iniziativa “Illuminiamo Napoli 2025”, realizzata attraverso un protocollo d’intesa siglato tra il Comune di Napoli e la Camera di Commercio.

Il via, con l’accensione simbolica del grande albero di Natale in Piazza Municipio.

Le luminarie accompagneranno un ricco programma di attività e appuntamenti per cittadini e turisti in tutti i quartieri della città. L’importo complessivo stanziato per l’iniziativa è di 4,8 milioni di euro, di cui 3 milioni a carico dell’Ente camerale.

Le luci resteranno accese fino al 7 gennaio. Sarà realizzato anche un grande villaggio gratuito di Babbo Natale in piazza del Plebiscito, dall’8 al 21 dicembre.

"Le luminarie sono un simbolo di festa che migliora i nostri quartieri e crea opportunità commerciali -commentano da Palazzo San Giacomo- "Illuminiamo Napoli 2025" è un progetto strategico per la promozione dell’identità culturale della città che crea un’atmosfera natalizia coinvolgente per napoletani e turisti. Ringraziamo la Camera di Commercio per la collaborazione e la sinergia istituzionale".

domenica 16 novembre 2025

Gulf of Naples Independent Film Festival | 17 al 20 Novembre 2025

Torna il Gulf of Naples Independent Film Festival, l’appuntamento dedicato alla creatività libera e alle produzioni fuori dai circuiti tradizionali. Dal 17 al 20 Novembre Napoli accoglierà registi, attori e professionisti del settore provenienti da oltre 10 paesi, con un programma di proiezioni, incontri e anteprime che metteranno al centro la forza dell’autorialità e anche della sperimentazione.

Giunto alla sua 11ª edizione, il Festival si conferma tra i più dinamici spazi di confronto per il cinema d’autore contemporaneo. Oltre 40 i titoli in selezione ufficiale, tra lungometraggi, documentari e corti.

La giuria internazionale, composta da registi, attori, scrittori e produttori, assegnerà i premi principali: Miglior film, Miglior documentario, Miglior corto, Migliore sceneggiatura.

«Il nostro obiettivo è offrire una piattaforma dove indipendenza significhi libertà di linguaggio e di visione», afferma il Direttore artistico del Festival, Umberto Santacroce.

«In un’epoca di grandi trasformazioni, il cinema indipendente continua a raccontare la realtà con sguardi unici e coraggiosi», dichiara il Coordinatore del Festival, Vittorio Adinolfi.

Come ogni anno, una mostra di manifesti cinematografici d’epoca accompagnerà il Festival, con materiale proveniente dalla collezione di Alberto e Sara Bruno. Il tema della mostra di quest’anno è: Il Cinema Fantastico degli anni ’50 -‘70.

Le proiezioni si terranno il 17 e 18 Novembre presso il Cinema Materdei, con ingresso gratuito. La mostra è visitabile dal 19 Novembre presso l’Auditorium Porta del Parco.

La Cerimonia di Premiazione, presentata da Mariagrazia Paturzo, si terrà il giorno 20 Novembre, sempre presso l’Auditorium Porta del Parco. Sono previste le esibizioni canore del “Duo Aurea Vox”, col soprano Giulia Lepore e la musicista Antonia Agresti, e l’esibizione di danza del “4 Ballet”, con Maria Rosaria Santacroce, Lucilla Cavaliere, Carlotta Pezzullo e Sofia Sarnelli.

Tutte le informazioni e il programma completo sono disponibili sui canali social del Festival e sul sito ufficiale: https://www.gulfofnaplesfilmfestival.com/

Sedi del Festival:

  • Cinema Materdei - Calata Fontanelle 3 - Napoli
  • Auditorium Porta del Parco - Via Diocleziano 343 - Napoli

“SEI TU, MIO SIGNORE, LA MIA SPERANZA” - Messaggio di Don Mimmo Battaglia per la IX Giornata dei poveri

Carissime sorelle e fratelli,

le parole del Salmo che Papa Leone ci consegna quest’anno per la Giornata dei Poveri – «Tu, mio Signore, la mia speranza» (Sal 70,5) – ci raggiungono come un soffio di fiducia dentro un tempo segnato dalla paura, dal sospetto e da una crescente indifferenza. Sono parole che nascono non da chi ha tutto, ma da chi ha attraversato il dolore. Sono parole pronunciate da chi ha sperimentato la perdita e tuttavia non ha smesso di credere. Sono parole povere, ma proprio per questo vere: come il pane spezzato, come il respiro di chi, pur ferito, continua a sperare.

Oggi è importante per me ricordare a tutti noi che il povero non è solo colui che manca del necessario, ma colui che vive l’esperienza del limite, della precarietà, della dipendenza da altri. E in questo senso siamo tutti poveri. Tutti, prima o poi, scopriamo di non bastarci. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci prenda per mano. Ed è da questa consapevolezza che possono nascere miracoli inattesi: perché il bisogno può diventare incontro, e la mancanza si può trasformare in comunione.

La speranza non è un sentimento ingenuo, ma un atto di resistenza. È la forza di chi, pur avendo conosciuto “molte angosce e sventure” non si lascia vincere dal male. È la fiducia di chi ha visto crollare le proprie sicurezze, ma non ha lasciato che il cuore crollasse con esse. È la speranza di chi continua a dire “Tu, Signore, sei la mia roccia”, anche quando tutto il resto sembra franare.

Fratelli e sorelle, i poveri sono i veri maestri di questa speranza. Loro, più di chiunque altro, ci insegnano che la vita non è mai solo ciò che possediamo. Che la dignità non si misura con la ricchezza, ma con la capacità di amare. Che la forza non consiste nel dominare, ma nel continuare a credere in nuove possibilità di vita anche quando ci si sente avvolti da ferite dolorose. Chi vive ogni giorno nella precarietà e tuttavia non perde il sorriso, chi continua a fidarsi della vita anche quando ha poco, chi prega senza nulla chiedere per sé: ecco i veri testimoni del Vangelo.

Napoli conosce questa speranza. La vede ogni mattina nelle strade, nei mercati, nei quartieri popolari, nelle famiglie che condividono il poco che hanno, nei volontari che non fanno rumore, nei medici di strada, nei preti che aprono le porte agli ultimi, nei giovani che portano un pasto caldo e un sorriso nei dormitori all’addiaccio in un vicolo come in una stazione. Questa è la politica della speranza: la politica del Vangelo, che non si fonda sul calcolo, ma sulla fiducia; che non promette miracoli, ma costruisce fraternità.

Il Papa ci ricorda che la povertà non è soltanto una condizione sociale, ma anche una vocazione spirituale. Non possiamo dimenticare che la più grande povertà è non conoscere Dio, non sentire più il bisogno di Lui, illudersi di bastare a sé stessi. È la povertà dei cuori indifferenti, dei pensieri chiusi, delle mani che non si aprono mai. E tuttavia, proprio dentro questa povertà, Dio si lascia trovare: perché la nostra miseria diventa il suo luogo di incontro, la nostra mancanza diventa il suo spazio di grazia.

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di speranza solida, non di illusioni.

Abbiamo bisogno di un’ancora che tenga ferma la nave anche nella tempesta.

Quell’ancora è la fede che si fa carità: la fiducia in Dio che diventa servizio al fratello.

Perché non c’è fede senza amore, e non c’è amore senza prossimità. Vorrei allora che questa Giornata dei Poveri fosse per tutta la nostra Chiesa napoletana un esame di coscienza. Non basta dare: bisogna condividere. Non basta soccorrere: bisogna ascoltare. Non basta commuoversi: bisogna muoversi.

La povertà non si combatte solo con le iniziative, ma con le relazioni. E non si guarisce solo distribuendo beni, ma restituendo dignità. Le nostre mense, le nostre case famiglia, le comunità educative, le realtà di accoglienza che fioriscono nei quartieri della città sono segni concreti di questa speranza. Ma ogni segno ha bisogno di un cuore che lo abiti, di una fede che lo sostenga, di una comunità che lo riconosca come parte essenziale della propria missione. Non c’è Chiesa senza i poveri. Non c’è Eucaristia che non conduca al servizio. Non c’è adorazione che non si pieghi davanti al fratello ferito.

Napoli, la nostra città, è un porto dove arrivano tante barche sfinite. Alcune portano il dolore, altre la rabbia, altre ancora la nostalgia. Ma tutte chiedono approdo, tutte cercano una riva. E noi, come Chiesa napoletana, siamo chiamati a essere quella riva: un luogo dove si può finalmente respirare, dove la speranza torna a germogliare, dove chi è perduto può ritrovare se stesso.

Non dimentichiamo: aiutare il povero non è solo un atto di carità, ma di giustizia.

Ogni uomo ha diritto alla casa, al lavoro, alla salute, all’istruzione.

Ogni donna ha diritto alla libertà e al rispetto.

Ogni bambino ha diritto al gioco, al pane e alla tenerezza.

Quando uno solo di questi diritti viene negato, la speranza si ferisce; e la nostra fede perde credibilità.

Per questo, come ci ricorda Papa Leone, la speranza deve diventare impegno. Impegno civile, impegno sociale, impegno educativo. Non possiamo attendere che le povertà si risolvano da sole: siamo noi a doverle affrontare, a denunciarne le cause, a costruire percorsi di liberazione. Perché il Vangelo non ci chiede di essere spettatori, ma artigiani. Sogniaminsieme e costruiamo sempre più una Chiesa di Napoli povera e per i poveri, ma anche ricca di passione, creativa nella carità, coraggiosa nella denuncia. Una Chiesa che cammina per le strade; che non ha paura di sporcarsi le mani, perché sa che solo chi tocca la carne ferita del mondo può riconoscere davvero il volto di Dio.

Fratelli e sorelle, non lasciamoci rubare la speranza. Ce lo ripeteva spesso Papa Francesco. Anche quando sembra tutto perduto, Dio continua a scrivere storie di risurrezione. Anche dentro le macerie della vita, può nascere un germoglio. Anche nelle notti più lunghe, la sua luce non si spegne. Per questo vi invito oggi ad affidare la nostra città e i suoi poveri a Maria, Madre della Speranza, Madre dei Poveri. Ci insegni Lei a fidarci di Dio anche quando non comprendiamo tutto, a dire “sì” anche quando il cuore trema. E insieme a lei, in questo ultimo tratto del cammino giubilare, sussurriamo con fede e con tenerezza: «Tu, mio Signore, la mia speranza: in te ho creduto, e non sarò mai deluso.»“ don Mimmo