Vetrina Vesuvio

mercoledì 11 marzo 2020

Borgo Santa Lucia, storico rione di Napoli.

Borgo Santa Lucia (o, più semplicemente, Santa Lucia) è uno storico rione di Napoli. Esso sorge nel quartiere San Ferdinando, attorno all'omonima via che prende il nome dal santuario parrocchiale di Santa Lucia a Mare, la cui presenza è attestata sul litorale fin dal IX secolo, sebbene la leggenda la voglia fondata da una nipote di Costantino. I suoi abitanti sono chiamati lucìani.
La storia di Santa Lucia si identifica con la storia di Napoli. Parthènope fu fondata sul Monte Echia dai Cumani nell'VIII secolo a.C.
In epoca romana preimperiale, qui vi si sarebbe trasferito il generale romano Lucio Licinio Lucullo, che avrebbe innalzato la sua imponente e sfarzosa villa, conosciuta come Oppidum Lucullianum, dove poi avrebbe terminato i suoi giorni l'ultimo imperatore romano Romolo Augusto.
In epoca imperiale la zona sarebbe divenuta celebre per essere vicina alle grotte platamonie, ove si tenevano riti magici e nelle quali si ritiene siano ambientati alcuni passi del Satyricon di Petronio Arbitro, mentre in epoca medievale decadde profondamente e la villa di Licinio Lucullo venne riconvertita in monastero dai basiliani che, in epoca ducale, presero a gestire la chiesa.
I viceré spagnoli, fra il '600 ed il '700, tennero in particolare considerazione il luogo, decidendo di abbellirlo con numerosi interventi, fra i quali il più importante fu quello affidato nel 1599 dal viceré Enrico di Gusman conte di Olivares a Domenico Fontana il quale con la sistemazione della vecchia rua dei Provenzali, che venne rettificata e chiamata strada Gusmana per l'azione del viceré, trasformò un borgo di pescatori e commercianti in uno dei siti più prestigiosi dell'epoca. Con l'arrivo dei Borbone a Napoli, i lucìani divennero intimi dei re, che se ne servirono come artigiani e fornitori della real casa (famoso, in proposito, l'aneddoto dell'ostricaro fisico).
La fontana di Santa Lucia è una delle fontane monumentali di Napoli ed è situata nella Villa Comunale (già Villa Reale).
È una fontana tipicamente manierista, progettata dall'ingegnere Alessandro Ciminiello e costruita nel 1606 da Michelangelo Naccherino e Tommaso Montani con la collaborazione di Girolamo D'Auria e Vitale Finelli per volere del viceré Giovanni Alfonso Pimentel d'Errera duca di Benavente. Essa in origine era collocata sul lungomare del borgo di Santa Lucia, da cui la fontana prende il nome.
 Bernardo De Dominici riferisce erroneamente che la fontana sarebbe stata voluta dal viceré Don Pedro di Toledo e realizzata da Giovanni Domenico D'Auria sotto la supervisione del suo maestro Giovanni da Nola, il quale avrebbe scolpito le ricche decorazioni. Tuttavia solo nel 1606 la fontana sarebbe stata assemblata. Da quanto affermato dal De Dominici (che fu riportato anche da Carlo Celano) invalse la denominazione di questa fontana come fontana Merliana o del Merliano. In seguito a successive ricerche ben più approfondite la ricostruzione del De Dominici è stata bollata come invenzione.
Nel 1620 la fontana fu abbellita e spostata più avanti verso il mare per volere del viceré cardinale Gaspare Borgia.
Nel 1845 Ferdinando II promosse lavori di risistemazione della strada di Santa Lucia e il restauro della fontana. Questo fu affidato all'architetto Carlo Bonucci, il quale sostituì alcuni elementi danneggiati. Sia la risistemazione della strada che il restauro della fontana furono ricordati con due lapidi poste sulla stessa fontana, il cui testo fu dettato da Bernardo Quaranta. Nella lapide sul restauro della fontana fu sancito l'errore del De Dominici perché affermava Giovanni da Nola esserne l'autore.
Nel 1895 venne rimossa da via Santa Lucia nell'ambito dei lavori di colmata a mare della borgata che non erano ancora terminati ai primi del Novecento. Fu collocata nella villa nel 1898.
Fino al 1600 questa strada era ingombra tutta di poveri abitati di pescatori, formando piuttosto una rozza borgata che una via di città Capitale. Gusmano di Olivares, viceré spagnolo, cominciò a togliere via quelle casucce ed a facilitarne la discesa. Quel tratto di strada che dalla reggia viene giù fino al mare, era già denominato via Gusmana dal suo nome; ma avendo messo una statua di Giove Terminale fu detta del gigante. Ebbe poi il nome di Santa Lucia da una chiesa intitolata a questa Vergine che fu demolita per allivellare la strada.
La località divenne meta rinomata del turismo d'élite organizzato nel cosiddetto Grand Tour, e nel corso del settecento i principi di Francavilla vi costruirono un casino fra il mare e via Chiatamone, di cui furono ospiti molti personaggi celebri (fra cui Giacomo Casanova) e che poi passò prima in proprietà della famiglia reale e, poi, di Alessandro Dumas; dell'antico luogo di delizie, tanto apprezzato dalla regina Maria Carolina, è oggi visibile solo un'ala superstite che si erge ancora alle spalle del centro congressi universitario.
Nel rione visse l'ammiraglio Francesco Caracciolo, prima valente ufficiale della Marina Borbonica e poi martire della repubblica napoletana del '99, che, per ordine dell'ammiraglio Nelson e proprio di fronte al lungomare, fu barbaramente impiccato e gettato in mare; il corpo, risalito a galla e recuperato dai popolani di Santa Lucia, ottenne cristiana sepoltura nell'altra chiesa del rione, quella di Santa Maria della Catena, dove un epitaffio, posto nel 1881, ricorda l'episodio.
Sommer, Giorgio (1834-1914) - n. 11xx - Napoli, S. Lucia e Hotel de Rome.jpg
Giorgio Sommer (1834-1914) - n° 11?? - Napoli, S. Lucia e Hotel de Rome (1865 circa).
Tra le tante tradizioni Santa Lucia vanta una particolare usanza oggi quasi dimenticata: La festa detta della “Nzegna”:
Da il Mattino del 9 agosto 1902: “ Tranne che dai marinai, e forse sconosciuta a molti Napoletani la strana usanza del popolino di Santa Lucia, in occasione della festa detta “d' ‘a Zegna” che ricorre il 28 agosto, giorno di S.Agostino. Secondo questa pericolosa usanza, dall'alba del 28 agosto tutte le persone, gli innocui in special modo, che per loro sfortuna sono presi dai festaiuoli sulle banchine di Santa Lucia nuova e Santa Lucia vecchia, sono gettati irrimediabilmente in mare. L'anno scorso, se non andiamo errati, questa sorte tocco ad un prete, un militare, ed a parecchi scugnizzi”. Ci sono prove che la festa si sia svolta fino agli inizi degli anni 50 del novecento. I partecipanti portavano costumi di epoca Borbonica, e venivano scelte ogni anno tra gli abitanti del quartiere le controfigure di Ferdinando IV e Carolina, che in occasione della giornata sfilavano in carrozza con gli abiti reali per le strade del rione, tra gli applausi e le ironiche acclamazioni degli spettatori. 
Oggi sulla rada si affacciano alcuni fra i più prestigiosi circoli nautici napoletani; presso di essi, nel 1960, vennero ospitati gli atleti e le squadre partecipanti alle gare di vela delle Olimpiadi di Roma, che si svolsero interamente nel golfo di Napoli, con partenza ed arrivo a Santa Lucia. In un noto programma d'archivio sui giochi, spesso messo in onda dal canale Raisport, si può riconoscere l'allora principe ereditario Costantino di Grecia che lavora sulla sua barca all'ombra del Borgo.
La poesia del luogo ha anche ispirato due fra le più celebri melodie della canzone napoletana: la famosissima Santa Lucia (oggi, tra l'altro, considerata l'inno ufficioso di Svezia) e Santa Lucia luntana, simbolo, quest'ultima, degli emigranti napoletani che partivano alla volta delle Americhe, che le davano l'ultimo sguardo mentre affollavano i ponti delle navi appena salpate dal vicino porto. Più di recente, il brano intitolato 'A Lucìana, scritto nel 1953 per Renato Carosone (e da questi portato al successo internazionale), ha immortalato nel testo un profilo tipico delle donne lucìane, che la adottarono quasi come loro inno.
Santa Lucia e, soprattutto, il Pallonetto, ritornano per cenni in molte opere di Giuseppe Marotta, scrittore celeberrimo per L'oro di Napoli ed autore anche de Il teatrino del Pallonetto, in cui narra le vicende del suo alter ego don Vito Cacace, che leggeva le notizie del giornale agli allora analfabeti abitanti, carpendone i coloriti commenti; dal medesimo Marotta sono dedicate a Santa Lucia, e ai lucìani, anche pagine de Gli alunni del sole e de Gli alunni del tempo. https://it.wikipedia.org/wiki/Borgo_Santa_Lucia

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