Dalle tradizioni secolari alle meraviglie contemporanee, Napoli continua a incantare con il suo spirito senza tempo. Preparati a un anno speciale, ricco di eventi ed emozioni da vivere insieme! #napoli2500 Assessorato al Turismo - Comune di Napoli - Laura Valente
venerdì 31 ottobre 2025
Napoli2500
Dalle tradizioni secolari alle meraviglie contemporanee, Napoli continua a incantare con il suo spirito senza tempo. Preparati a un anno speciale, ricco di eventi ed emozioni da vivere insieme! #napoli2500 Assessorato al Turismo - Comune di Napoli - Laura Valente
Fiorella Franchini - “Korallion, La leggenda del diadema di Parthenope”, Kairós Edizioni
Martedì 4 novembre 2025, alle 18,00, invitati nella libreria “iocisto”, del Vomero, per la presentazione di “Korallion, La leggenda del diadema di Parthenope”, della scrittrice Fiorella Franchini; Kairós Edizioni.
- Ne parleranno Federica Flocco Yvonne Carbonaro e Nino Daniele.
- Con la partecipazione dei giovani illustratori Gaia Turco e Gabriele Pellegrino.
“Sotto i portici di Parthenope, un vecchio citaredo narra una leggenda dimenticata: è la storia di Leucosia e del diadema della sirena Parthenòs. Quando la nave greca Kore naufraga sulle coste di Parthenope, i suoi marinai vengono accolti con sospetto. Tra loro c’è Leucosia, fanciulla dal canto prodigioso, dono del dio Poseidone. Ma l’equilibrio sacro della città viene infranto: le spoglie della sirena Parthenòs, simbolo e protettrice della polis, sono trafugate. I sospetti ricadono subito sugli stranieri. Intanto, un’altra nave approda: la Thana, etrusca, guidata dal giovane principe Rasna, inviato dal suo re alla ricerca di un leggendario tesoro. (…)”. In linea generale”Korallion”, il libro cui si dedica attenzione, potrebbe dirsi un’opera romanzata molto collegata al periodo storico trattato, ottima anche per insegnare ai nostri ragazzi, nelle scuole del napoletano, l’amore per la città di Napoli, le sue leggende, la sua storia e le sue bellezze artistiche e naturali.
Ambientato nel VI secolo a. C, il racconto inizia con la descrizione di una furiosa tempesta, che costringe la nave greca Kore e l’etrusca Thana verso le coste dell’Opicia. Di seguito la realtà e la fantasia, la presenza fisica dei personaggi e quella quasi tattile delle divinità troveranno nella narrazione tratti forti, tra cui quello che descrive l’ira degli dei atta a sconvolgere i “Campi Ardenti”, che nulla hanno a che fare con i nostri tristi riscontri della “terra dei fuochi”. Nella storia si intrecciano le realtà fisiche dei terremoti con il furto sacrilego che minaccia la vita della città di Parthenope. Come in un thrilling dell’antichità ci si domanda chi ne voglia la distruzione e chi sia l’autore del furto sacrilego del “sacro tesoro”. La ninfa Parthenope si confonde con la fisicità di una fanciulla dallo splendido canto e nel testo, permeato anche della presenza sul suolo campano del popolo etrusco, si inserisce anche il personaggio di un principe etrusco.
Fiorella Franchini vive e lavora a Napoli. Laureata in Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli. É giornalista pubblicista, collabora al quotidiano Il Denaro.it e alle riviste online Pannunzio Magazine e Verbum Press. Per oltre dieci anni è stata direttore editoriale del webmagazine napoliontheroad e ha pubblicato undici interviste nell’antologia Donna è Anima (Savarese editore). Ha esordito con i romanzi L’orchidea bianca (1995) e I fuggiaschi di Lokrum (1998), ispirati ad alcuni conflitti del secondo Novecento, seguiti poi dai thriller Nanhai (2002) e I fuochi di Atrani (2006). Di recente ha pubblicato i romanzi storici Korallion (2014) e Il velo di Iside (2018), Pulsa de nura, la maledizione di Berenice di Cilicia (Guida editore marzo 2022) ambientati nella Napoli greca e romana, il racconto thriller in ebook Deep Drilling (Edition Bärenklau – Germany – 2023 – testo in tedesco).
Ha ricevuto importanti riconoscimenti in concorsi e premi letterari sia per l’attività narrativa che per quella giornalistica. Ha svolto attività di ufficio stampa e lezioni di giornalismo. É membro di Giuria di Premi letterari, conduce incontri culturali e presentazioni di libri nel segno della sensibilizzazione ai valori della Storia. Per “Pulsa de nura. La maledizione di Berenice di Cilicia” ha ottenuto tra l’altro: Premio Pannunzio Terzo Posto – Torino; Premio Internazionale Switzerland Literary Prize Quarto Posto – Mendrisio (CH); Premio Città di Latina – Premio Speciale della Giuria. Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.
Sala Belvedere di Palazzo Reale - "Totò e la sua Napoli" - 31 ottobre 2025 > 25 gennaio 2026.
Nella sede di Palazzo Reale a Napoli, Sala Belvedere, da domani 31 ottobre fino al 25 gennaio 2026, aprirà la mostra Totò e la sua Napoli, l’inedita esposizione che celebra il grande legame inscindibile tra Totò e Napoli in occasione delle celebrazioni per i 2500 anni della fondazione di Napoli. Proprio in virtù di questo forte legame si è scelto di ospitare, nella città da lui tanto amata, questa mostra che omaggia uno dei suoi figli più illustri e simbolo universale di napoletanità e genialità comica, come prima tappa di un progetto che proseguirà a New York nella prossima primavera, proseguendo idealmente quel ponte culturale tra Napoli e il mondo che l’attore ha sempre rappresentato.
La mostra Totò e la sua Napoli è promossa dal Comitato Nazionale Neapolis 2500 con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Palazzo Reale di Napoli (Ministero della Cultura), con la partecipazione degli Eredi Totò, con la collaborazione di Rai Teche e Archivio Storico Luce.
Il progetto è a cura di Alessandro Nicosia e Marino Niola ed è organizzato e prodotto da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare.
Totò e la sua Napoli si propone di far affiorare quel legame tra Antonio de Curtis e la città dove si è formato il suo sguardo, affinato il suo linguaggio comico e costruito quel volto inconfondibile ma provvisorio, pronto a cambiare fattezze, come ogni maschera che si rispetti. Come emerge dall’esposizione, è impossibile parlare di Totò senza parlare di Napoli, la grande sorgente della sua attorialità ma anche della sua personalità. Della sua capacità di essere uno, nessuno e centomila.
Di fatto Totò – come sostiene Marino Niola – “riassume le mille identità di una Napoli che diventa teatro universale, grande metafora della condizione umana. La città lo ha amato moltissimo e incondizionatamente perché ciascun napoletano si è riconosciuto in una delle mille sfaccettature di questa maschera interclassista. Personaggio e persona nel senso letterale del termine che significa appunto maschera. In effetti Totò e la sua Napoli vuole mostrare come Partenope ha modellato Totò e come Totò ha rimodellato Partenope, in tutta la sua miseria e nobiltà, facendone un simbolo che rappresenta tutti coloro che in ogni paese del mondo si sentono vesuviani”.
La faccia di Totò era un qui pro quo. Come ogni maschera che si rispetti. La sua asimmetria, da virgola fuori posto, gli dava quell’aria stralunata, da burattino cubista. “Dicono che ho la faccia triste. Non ce l’ho triste. Ce l’ho storta perché mi sono rotto il naso”. Lo ripeteva spesso per prendere le distanze da quelli che facevano troppa filosofia sulla sua comicità. A chi lo considerava un cugino di Pulcinella o un nipote di Arlecchino, lui rispondeva con un’alzata di spalle che voleva dire “Ma mi faccia il piacere!”
Così ogni volta il principe de Curtis si nascondeva dietro il personaggio che lui era e non era, tanto che parlava di sé in terza persona. “Totò è un buffone serissimo. Incontrandomi per la prima volta mi disse che avevo proprio la faccia che serviva a lui”. “Uno snobismo plebeo e insieme una sprezzatura aristocratica – dice il curatore – come quella dei grandi attori della Commedia dell’Arte che si facevano ritrarre con la maschera in mano e mai sul volto, per sottolineare quell’impercettibile abisso che li separa. Per far capire che il personaggio non è la persona, ma il suo doppio. E in questo, Totò era la maschera perfetta di Napoli, una città-mondo che è facile riconoscere ma che è difficile conoscere”. Popolata com’è di marionette stralunate, di parole in libertà, di caratteristi h24, di personaggi in cerca di autore “ricchi di guai, di beffe subite, di appetiti arretrati”. Che lui ha trasformato in una umanissima metafora che fa di Partenope un luogo dell’anima e proietta Napoli oltre Napoli.
Il visitatore potrà ripercorrere il suo mondo e la sua storia attraverso documenti originali, manufatti, ricordi, fotografie, filmati, costumi, installazioni mediali, ricostruzioni scenografiche, manifesti e locandine, giornali, testimonianze di coloro che lo hanno amato.
La mostra si articola in sezioni tematiche che ripercorrono la vita e la carriera dell’artista: Le origini, Il Rione Sanità, Il teatro, Le canzoni, Il cinema, Le poesie, Un maestro insostituibile, Totò e le bellezze della sua Napoli, Il saluto della sua Napoli. Ci sarà spazio anche per i focus su Il Principe di Bisanzio e Gli amori di Totò.
Un momento particolarmente emozionante dell’esposizione sarà l’ascolto dell’orazione funebre tenuta il 17 aprile 1967 da un Nino Taranto che non riesce a trattenere il pianto in piazza del Carmine davanti a centomila persone in lacrime.
Totò e la sua Napoli, sarà accompagnata da un importante catalogo pubblicato da Gangemi Editore, un volume che raccoglie storia, immagini e un ricco repertorio di straordinarie testimonianze, offrendo una profonda comprensione del suo spirito eclettico in cui molti giovani si ritrovano condividendo la sua voglia di libertà.





