Paquito Del Bosco
'O sole mio
Storia della canzone più famosa del mondo
Virgola, n. 26
2006, pp. 144, con un inserto di 16 tavole a colori
ISBN: 9788860360649
«La storia che stiamo per raccontare ha dello straordinario. È la storia della canzone più famosa nel mondo, anzi nell’universo. Comincia a Napoli oltre un secolo fa, prende forma (forse) nella lontana Odessa, poi riparte da Napoli per diffondersi trionfalmente in ogni angolo della Terra...». Così Paquito Del Bosco conduce il lettore in questa curiosa e imprevedibile narrazione delle vicende che hanno accompagnato la nascita e lo straordinario successo internazionale di ’O sole mio. Scopriamo, per esempio, che Jurij Gagarin, nel corso del volo che portò per la prima volta un uomo intorno all’orbita lunare, scelse di intonare proprio ’O sole mio; oppure, che alle Olimpiadi di Anversa del 1920 il direttore della banda musicale, che non aveva lo spartito dell’Inno nazionale italiano, scelse al suo posto di suonare ’O sole mio, che tutti i musicisti conoscevano a memoria. Oltre a cercare di fare chiarezza sui numerosi luoghi comuni che accompagnano la nascita della «canzone più famosa dell’universo» e di svelarne segreti meno noti, l’autore ne ripercorre anche la tormentata vicenda editoriale, non ancora conclusa. Con la competenza e la passione di un grande conoscitore della canzone napoletana, Paquito Del Bosco costruisce un percorso che attraverso suggestioni, aneddoti e un vasto, inedito apparato iconografico, narra la vicenda della canzone più amata e interpretata che la storia della musica ricordi.
Paquito Del Bosco è direttore artistico dell’Archivio sonoro della canzone napoletana realizzato da Radio-Rai e consulente della Direzione Teche-Rai. Esperto della canzone d’epoca, ha lavorato nei maggiori archivi nazionali, da quello di Stato all’Istituto Luce, dall’Archivio del movimento operaio a quello diaristico di Pieve Santo Stefano. Oltre venticinque anni fa ha riunito una delle maggiori raccolte di dischi a 78 giri esistenti in Italia, parzialmente pubblicata dalla Fonit-Cetra. https://www.donzelli.it/libro/9788860360649
"La storia che stiamo per raccontare ha dello straordinario. È la storia della canzone più famosa nel mondo, anzi nell'universo. Comincia a Napoli oltre un secolo fa, prende forma (forse) nella lontana Odessa, poi riparte da Napoli per diffondersi trionfalmente in ogni angolo della Terra...". Così Paquito Del Bosco conduce il lettore in questa curiosa e imprevedibile narrazione delle vicende che hanno accompagnato la nascita e lo straordinario successo internazionale di 'O sole mio. Scopriamo, per esempio, che Jurij Gagarin, nel corso del volo che portò per la prima volta un uomo intorno all'orbita lunare, scelse di intonare proprio 'O sole mio; oppure, che alle Olimpiadi di Anversa del 1920 il direttore della banda musicale, che non aveva lo spartito dell'Inno nazionale italiano, scelse al suo posto di suonare 'O sole mio, che tutti i musicisti conoscevano a memoria. Oltre a cercare di fare chiarezza sui numerosi luoghi comuni che accompagnano la nascita della "canzone più famosa dell'universo" e di svelarne segreti meno noti, l'autore ne ripercorre anche la tormentata vicenda editoriale, non ancora conclusa.
' O sole mio è stata la canzone più famosa del globo per decenni, con la voce di Caruso è arrivata in tutti le parti del mondo» racconta Paquito Del Bosco, direttore dell' archivio sonoro della canzone napoletana e autore di un brillante saggio in uscita nei prossimi giorni per Donzelli (' O Sole mio, 16,90 euro). «E' quasi un sedimento ancestrale, perché parla del sole. Ma è anche un inno universale, un' elegia, un canto alla natura: è cugina di quel fratello Sole di San Francesco». Questa specie di inno planetario ha una storia che merita un romanzo, e il libro di Del Bosco quasi lo è, pieno di peripezie e colpi di scena. La canzone è del 1898, l' ha scritta Giovanni Capurro, poeta a tempo perso e socialista, paroliere per la Ricordi a 25 lire a canzone. La leggenda narra che Capurro abbia copiato l' idea del soggetto - il sole - ascoltando un canto in versi di un venditore di persiane ambulante. La musica di ' O Sole mio è invece di Eduardo Di Capua, classe 1865, mandolinista e compositore di una famosa troupe di "posteggiatori" (sua è anche I' te vurria vasà' e Torna di maggio). Di Capua scelse un bolero, un ritmo all' avanguardia per l' epoca. Ma sarà Caruso a dare alla canzone il successo internazionale, incidendola per la Voce del Padrone, e inserendola, tra le pochissime, nel suo repertorio di canzoni napoletane. E dopo Caruso sarà Elvis Presley a far sbancare ' O sole mio: nel '59, durante il servizio militare in Germania, ne ascolta una versione in inglese (There' s no tomorrow) e la trasforma in una versione cha-cha-cha: la celeberrima It' s now or never.
Ma questa canzone-manifesto è oggetto anche di un paradossale equivoco e di un mistero all' italiana. L' equivoco è nella traduzione italiana, che è sbagliata: il ritornello (Ma n' atu sole/cchiù bello, oj ne' ) non significa affatto che "un altro sole più bello non c' è". "Oj ne' " sta invece per "oj nenna", vale a dire ragazza, e sarebbe quindi lei l' altro sole. Sbagliata una volta la traduzione italiana, a catena tutte le traduzioni del mondo, dal Brasile alla Corea, dalla Bulgaria alla Svezia, perpetuano l' equivoco tra il sole che c' è o non c' è. Il mistero tutto italiano ha invece a che fare con i diritti d' autore: in teoria dovrebbero essere scaduti da un pezzo, ma invece gli eredi di un tal Mazzucchi, morto a 94 anni, si sono fatti avanti in tribunale, e hanno vinto la causa qualche anno fa, a Torino, sostenendo che Mazzucchi aveva collaborato con l' autore Di Capua: ragion per cui il tribunale ha, eccezionalmente, protratto i diritti della canzone fino al 2042.