Vetrina Vesuvio

venerdì 12 dicembre 2025

Un abito da sposa per non dimenticare. | Gianni Molaro trasforma 1000 proiettili in un messaggio universale di pace

Un abito da sposa per non dimenticare: è quello voluto da Federica Colantuono, la giovane napoletana del Vomero Alto che il 13 dicembre alle 15.30 convolerà a nozze con Emanuele Femiano nella Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio di Capodimonte a Napoli.

La sposa, incinta al settimo mese di un maschietto, ha scelto infatti di andare all’altare con un velo che racconti la parte più importante della sua vita: due morti violente che hanno distrutto la sua famiglia.

Il fratello della mamma di Federica, Francesco Della Corte, metronotte di 51 anni aggredito nel 2018 da tre ragazzi che gli volevano rubare la pistola: il vigilante rimase trenta minuti da solo in un lago di sangue prima di essere trasportato al Cardarelli. Le ferite che questi minori gli avevano procurato erano però devastanti. Una volta in ospedale, Francesco rimane in coma farmacologico fino al giorno in cui esala l’ultimo respiro, alle 3:30 del 16 marzo 2018.

A seguito di questo evento la famiglia di Federica ha costituito anche un’associazione per la legalità che si chiama “Progetto Franco”, in ricordo dell’uomo.

La nipote dello sposo, Emiliana Femiano, è stata a sua volta uccisa in un noto caso di femminicidio il 22 novembre 2010 a Terracina dall’ex compagno, già condannato per un precedente tentato omicidio della ragazza. Venne ritrovata in una pozza di sangue, con il volto sfigurato dai colpi e il corpo martoriato da decine di fendenti, inferti con violenza inaudita. La ragazza ha pagato con la vita il gesto azzardato di aver incontrato di nuovo il suo ex convivente, che un anno prima, a Napoli, l’aveva già accoltellata.

Una storia a dir poco difficile, che andava “raccontata” con maestria e delicatezza. Doti che non mancano a Gianni Molaro, stilista campano con atelier a Napoli e a Roma. Per lei, Molaro ha ideato e fatto realizzare un velo con mille proiettili in bronzo con catena nera.

Al centro del velo Molaro ha disegnato un orsacchiotto ricamato anch’esso con proiettili e ricami di cristalli trasparenti, un richiamo all’imminente nascita che attende la famiglia che si sta formando.

L’abito è trasformabile: doveva essere una sirena con un gonnellone in mikado che poi avrebbe tolto in villa per restare solo con il prezioso abito dalla linea sirena, invece è stato realizzato un abito, sì prezioso ricamato con migliaia di cristalli, ma dalla linea morbida e sempre con gonnellone che è stato a questo punto modificato con un cinturino leggermente sagomato verso l’alto che parte da sotto il seno creando una linea dallo stile impero.

Il velo ricamato con cristalli è stato quindi ricamato, su proposta di Molaro, con l’orsacchiotto ed i proiettili che ovviamente sono finti.

Tra le curiosità, per acquistarli su Amazon è stato necessario procedere con diversi account in quanto per problemi di sicurezza il portale non consentiva di acquistarne più di 300 ad utenza.

“Il nostro, mio e di Federica – spiega Molaro – sarà un No alla violenza intesa a 360 gradi, dalle guerre agli omicidi. Una sfida difficile che ho raccolto con passione, per la quale ho fatto lavorare per diverse settimane le mie sarte che sono state a loro volta entusiaste di poter far parte di questo progetto. Per noi non si tratta di un abito da sposa in più, ma della condivisione di un ideale di pace e siamo felici che la famiglia di Federica ci abbia dato la possibilità di poter trasformare in artigianato le sue emozioni” - Gianni Molaro è stato definito più volte lo stilista dei record. La prima volta, nel 1993, quando realizzò un velo di 326,70 metri. L’esperienza venne ripetuta con un abito da sposa di dodici metri di diametro e infine raggiunse un altro primato con l’abito più prezioso, tempestato da settemila diamanti veri.  Gianni Molaro - MILLE PROIETTILI SU UN VELO DA SPOSA!!!

’Ncantesimo — La mostra fotografica di Camilla Calato

’Ncantesimo è un percorso visivo che nasce da un sentimento semplice e potentissimo: il sentirsi a casa.


Un’emozione che per ognuno di noi assume forme diverse — un luogo, una persona, una memoria, un odore — e che non è solo fisica, ma avvolgente, rassicurante, capace di riportarci a una felicità istintiva.

Per Camilla Calato, questo sentimento ha un nome preciso: Napoli.

Origini e identità

Nata al Nord da genitori napoletani, Camilla ha trascorso gran parte della sua vita lontano dalla città dei suoi. Eppure, il legame con Napoli non l’ha mai abbandonata.

Da bambina, durante le visite ai nonni, si lasciava guidare per le strade calde e allegre della città, osservando tutto con curiosità: i colori, i profumi, il dialetto, i volti scuri e i capelli ricci che le somigliavano e che la facevano sentire, finalmente, parte di qualcosa.

Napoli era il luogo in cui ritrovava i racconti del nonno, le melodie familiari, i sapori che riconosceva senza pensarci. Era casa.

Il ritorno e la fotografia

Quattro anni fa Camilla torna a Napoli, e quella sensazione si riaffaccia più intensa che mai. La città la accoglie come se non fosse mai partita.

Inizia un corso di Camera Oscura e, passeggiando tra vicoli e piazze per portare a sviluppare i rullini, comprende che la cosa più naturale è raccontare quel ritorno proprio attraverso la sua macchina analogica.

Ogni fotografia stampata in Camera Oscura rendeva la “magia” più concreta, più viva.

Parole, immagini e memoria

In quel periodo Camilla scopre un libro di poesie d’amore di Totò e inizia a collezionare cartoline trovate alle bancarelle di Piazza Dante: vedute di Napoli, ritratti che ricordavano i volti della sua famiglia.

Quasi per gioco, un pomeriggio inizia a ritagliare frasi, incollarle accanto alle immagini, creare connessioni.

Nasce così un racconto fatto di epoche che si sovrappongono, di realtà vissute e immaginate, di cammini solitari nei vicoli che diventano memoria collettiva.

La mostra — ’Ncantesimo

’Ncantesimo prende forma in una serie di collages e fotografie analogiche che costruiscono un racconto a capitoli: un intreccio tra passato, presente e futuro.

Nel 2023 diventa un libro d’artista, pubblicato poi in una doppia edizione nel 2024 e nel 2025.

È un omaggio a quel sentimento universale che tutti riconosciamo quando, nel profondo, ci sentiamo finalmente a casa. - Camilla Calato - Camilla Calato Photography

Mostra "Napoli Explosion" di Mario Amura, a cura di Sylvain Bellenger | CTE Napoli - Infiniti Mondi - Napoli Innovation City / Evento finale

Il progetto “Casa delle Tecnologie Emergenti di Napoli - Infiniti Mondi - Napoli Innovation City”, finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, di cui è capofila il Comune di Napoli, sta per concludere la prima fase delle proprie attività.

L’iniziativa, nata dalla collaborazione con importanti realtà accademiche, di ricerca e imprenditoriali del territorio, sostiene l’innovazione nel comparto delle industrie culturali e creative e nel tessuto artigiano cittadino.

L’evento finale, che si terrà lunedì 15 dicembre alle ore 10:00 presso il Real Albergo dei Poveri.

Sarà l’occasione per condividere i risultati raggiunti, frutto di tre anni di innovazione, sperimentazione e lavoro condiviso, e allo stesso tempo, aprire lo sguardo verso il futuro.

Nel corso della giornata inaugureremo la mostra Napoli Explosion, dell’artista Mario Amura, e la nuova area espositiva del Real Albergo dei Poveri, restaurata grazie al sostegno del Ministero della Cultura e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per la prima volta restituita alla città.

La mostra "Napoli Explosion" di Mario Amura, a cura di Sylvain Bellenger, rappresenta un ponte ideale tra arte, tecnologia e partecipazione collettiva, perfetto filo rosso per la chiusura di Infiniti Mondi.

L’esposizione nasce dal progetto artistico che da oltre quattordici anni vede Amura immortalare, dalla cima del Monte Faito, l’esplosione di luci e colori del Capodanno napoletano: un rito collettivo che trasforma il timore del Vesuvio in energia vitale.

L’allestimento al Real Albergo dei Poveri immerge il visitatore in un’atmosfera “rosso fuoco”, evocando una Napoli sospesa tra mito e futuro, tra vulcano e supernova.

Con la nuova esperienza immersiva NYA – Now Your Art, il pubblico potrà vivere in realtà virtuale l’emozione del Capodanno dal Faito, scattando foto virtuali personalizzate.

La mostra conclude il percorso culturale per i 2500 anni della nostra storia, con il patrocinio di Napoli 2500, iniziativa del Comune di Napoli dedicata alla celebrazione dei 2500 anni della città.

giovedì 11 dicembre 2025

“Sacro Sud”, il festival diretto da Enzo Avitabile in programma in 4 chiese della città di Napoli, dal 13 dicembre 2025 al 5 gennaio 2026

Si inizia con “Flamenco Sacro” dei fratelli Carlos e Curro Piñana, tra gli ospiti Balanescu Quartet, Ernst Reijseger, Ramin Bahrami e Massimo Mercelli, oltre allo stesso Avitabile.

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con “Sacro Sud”, il festival diretto da Enzo Avitabile in programma in 4 chiese della città di Napoli, dal 13 dicembre 2025 al 5 gennaio 2026. Dal centro storico alla periferia, dalle chiese di Santa Maria Donnaregina Nuova e Sant’Anna dei Lombardi alla Basilica di San Pietro ad Aram, fino alla Chiesa di San Giovanni Battista a San Giovanni a Teduccio.

Promosso e finanziato dal Comune di Napoli nell’ambito del Natale a Napoli 2025 e del progetto Napoli Città della Musica , il festival “Sacro Sud” – ideato e prodotto da Andrea Aragosa e Mario Aragosa per Black Tarantella –  presenta 6 concerti a ingresso gratuito con artisti italiani e internazionali. Un viaggio musicale con al centro Napoli e il Mediterraneo, che conduce anche in Spagna, nell’Est Europa e nell’antica Persia, ispirato dalle musiche popolari, sacre e devozionali del mondo.

«Sacro Sud è un evento dedicato alla scoperta della spiritualità nelle diverse culture che ci circondano – dichiara Enzo Avitabile. Attraverso musiche sacre e devozionali, preghiere laiche e canti randagi, tradizioni antiche e sonorità nuove celebriamo la connessione profonda tra la musica e la trascendenza, tra il cuore e l’anima».

Ad inaugurare la sesta edizione di Sacro Sud,  sabato 13 dicembre alle ore 20 sarà lo spettacolo “Flamenco Sacro”. In scena alla Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova i fratelli Carlos Piñana (chitarra) e Curro Piñana (canto) eseguiranno brani musicali tratti dalla loro messa flamenca e altri canti natalizi della tradizione spagnola, accompagnati dal ritmo del percussionista Miguel Ángel Orengo e dalla magia della danza di Daniel Valera. Una celebrazione ricca di passione e sentimento  che vede protagonisti i celebri flamenguisti di Cartagena, discendenti del grande Antonio Piñana.

Lunedì 15 dicembre alle ore 19, il secondo appuntamento del festival vede protagonista lo stesso Enzo Avitabile. Il compositore e cantautore partenopeo presenta nella Chiesa di San Giovanni Battista, a San Giovanni a Teduccio, uno dei suoi progetti più acclamati: “Sacro Sud”. Lo spettacolo che è anche il titolo della rassegna e di un album del 2006, rappresenta un viaggio interiore alla ricerca delle radici della spiritualità. Un concerto acustico che parte dai suoni antichi e arriva a Marianella, piccolo borgo in periferia di Napoli che diede i natali a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il più napoletano dei santi e il più santo dei napoletani.

Venerdì 19 dicembre alle ore 20 si ritorna nella alla Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova con l’esibizione del Balanescu Quartet. Fondato alla fine degli anni ’80 dal violinista rumeno Alexander Bălănescu, l’ensemble ricrea il classico quartetto d’archi, adattando la forma tradizionale della formazione ad un repertorio il più possibile ampio e variegato. Un crossover che fonde la musica popolare dell’Europa dell’Est con sonorità contemporanee. Sul palco, insieme al violinista, mente creativa e compositore del gruppo Yuri Kalnits (secondo violino), Una Palliser (viola) e Nick Holland (violoncello).

Oltre alla musica dal vivo è in cartellone anche un incontro  a Palazzo Cavalcanti (sabato 20 dicembre alle ore 18) con Enzo Avitabile e il suo produttore Andrea Aragosa, dal titolo “Le Musiche della Musica”. Un momento di riflessione e condivisione sul valore profondo dell’arte musicale, un dialogo dove tradizione, ricerca e visione si intrecciano.

Lunedì 22 dicembre alle ore 20, invece, la Sacrestia del Vasari nella Chiesa Sant’Anna dei Lombardi accoglie il violoncellista, compositore e performer olandese Ernst Reijseger. Dal vivo presenta un concerto solista che unisce musica classica, sperimentazione e brani originali composti per le colonne sonore dei film di Werner Herzog. Nelle sue esibizioni live, caratterizzate da una grande musicalità e teatralità, Reijseger unisce maestria tecnica e un approccio innovativo che esplora le capacità del suo strumento in modo non convenzionale.

Sabato 27 dicembre 2025 (ore 20) alla Basilica di San Pietro ad Aram torna in scena Enzo Avitabile per presentare la sua ultima produzione live: “Santa Rivoluzione”. Un concerto acustico che vede il compositore e cantautore partenopeo al centro della scena accompagnato dalla con la chitarra di Gianluigi Di Fenza, le percussioni di Emidio Ausiello e la zampogna di Christian Di Fiore. Il titolo “Santa Rivoluzione” richiama una dimensione spirituale e di trasformazione, legata al messaggio che da sempre Avitabile trasmette con la sua musica. La parola, il suono, il gesto e la danza, prendono forma in questo nuovo progetto che racchiude nello stesso scrigno elementi devozionali, canti di sentimento, suoni popolari e contaminazioni contemporanee.

A chiudere la sesta edizione di Sacro Sud, lunedì 5 gennaio 2026 alle ore 20 alla Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova, sarà il duo Ramin Bahrami – Massimo Mercelli. Il pianista iraniano, considerato uno dei più interessanti interpreti di Bach, dialoga con Mercelli, flautista di fama internazionale, noto per il suo virtuosismo e la tecnica impeccabile, dando vita a un duo cameristico che incarna la massima interazione musicale. Dal vivo eseguiranno musiche di Johann Sebastian Bach, di Carl Philipp Emanuel Bach e “Yamamoto Perpetuo” di Michael Nyman, il nuovo brano appositamente composto e dedicato al duo.

Tutti i concerti in programma sono ad ingresso gratuito, con prenotazione su Eventbrite, fino ad esaurimento posti.  - Enzo Avitabile (Official)

martedì 9 dicembre 2025

Napoli | “La luna è una mujer – Voci, canti e leggende di donne, sirene e monacielli di Napoli, tra terra e mare” | Teatro Bolivar

Domenica 14 dicembre 2025, alle ore 19.00 (in replica in matinée lunedì e martedì 15-16 dicembre ore 10.30), al Teatro Bolivar (Via Bartolomeo Caracciolo, 30), diretto da Nu’Tracks, sarà di scena “La luna è una mujer – Voci, canti e leggende di donne, sirene e monacielli di Napoli, tra terra e mare”, un’opera musicale crossmediale di Maria Angela Robustelli, che firma progetto, drammaturgia e regia, prodotto da OTP - obece teatro project, compagnia nazionale, e sostenuto da Scabec e Regione Campania. Nello spettacolo, la musica dal vivo, canzoni e danze popolari, video narrazioni, lingua, cultura napoletana e antica tradizione popolare, contribuiranno a celebrare Napoli a 2500 anni dalla sua nascita, sottolineando la contemporaneità e l’essenza magica senza tempo di cui è fatta.

A dar vita, in scena, all’allestimento, saranno, insieme a Maria Angela Robustelli, Marianna Robustelli, il Maestro Salvatore Torregrossa (compositore delle musiche originali e polistrumentista), Pietro Juliano, Rosalba Alfano, Silvia Pignataro, Rosalba De Rosa, Federica Avallone e Sara Della Torre. Lo spettacolo, della durata di 1h20’, fonde teatro, musica dal vivo, danza popolare e video-narrazione in un format transmediale che restituisce un ritratto contemporaneo del mito di Neapolis.

«Napoli è una città-donna – spiega la regista Maria Angela Robustelli - un corpo vivo che si racconta attraverso frammenti di memoria: aria, acqua, fuoco e terra. Le sirene sono le nostre narratrici, le custodi delle sue ferite e della sua forza. Volevamo riportare in scena la Napoli invisibile – continua Robustelli – quella fatta di voci, di riti e di figure mitiche che ancora oggi abitano l’immaginario collettivo». 

Lo spettacolo affonda le radici nelle leggende raccolte da Matilde Serao e ambientate tra i Campi Flegrei, le coste partenopee e i luoghi simbolo della città. A partire dalla sua origine mitica, legata alla leggenda di una sirena che si sacrifica per un amore non corrisposto e al culto a lei dedicato. “La Luna è una mujer” passa attraverso questo piano narrativo, rintracciandone le origini mistiche ed antropologiche nei luoghi emblematici della città, nei culti popolari, nel susseguirsi delle stagioni e dei cicli lunari, solcando le acque di un mare universale in cui la figura femminile è sempre più spaccata a metà. Una metà mancante, sottratta. Lo spettacolo passa in rassegna canti popolari, danze tarantolate, racconti antichi di tradizione aurale, e personaggi emblematici di figure esoteriche, di pescatori, vergini e madonne legate a Napoli e al suo mare. Così, Partenope, la Mamma Schiavona, Michelemmà, ‘o Munaciell, Caterinella, la Llorona, Coletta di Porta Medina, si scopriranno legate da un fil rouge che le unisce alle origini della città, ai suoi misteri, ai suoi luoghi, alla sua musica. Questa creazione nasce inoltre da una ricerca sulla contaminazione sonora che fa dei ritmi della tarantella, della tammurriata e della pizzica tarantata, missati alla musica elettronica, un portale da varcare per indurre la trans dei personaggi che si scopriranno così capaci di raccontare Neapolis anche attraverso vibrazioni sonore ancestrali e allo stesso tempo molto attuali.

Questo spettacolo rientra inoltre in un progetto di teatro partecipato e formazione che coinvolge le scuole campane di primo e secondo grado, attraverso la partecipazione all’evento dal vivo e ad un laboratorio di approfondimento in classe, successivo allo spettacolo, dedicato alle leggende legate ai luoghi simbolo della città e ai testi di Matilde Serao, documentando con interviste e video finali sull’attività, in cui studenti e docenti restituiranno l’esperienza vissuta e i legami tra mito, educazione sentimentale e identità del territorio. Ogni scuola partecipante sarà presente sul portale dedicato LA LUNA È UNA MUJER ’25, tramite brevi teaser pubblicati su www.obeceteatroproject.com, sui canali social dell’organizzazione e di SCABEC.


domenica 7 dicembre 2025

La Natività a grandezza naturale in piazza Municipio fino all'8 gennaio 2026

In piazza Municipio, è stata inaugurata la Natività a grandezza naturale realizzata dagli artigiani di San Gregorio Armeno, un’opera unica che celebra la grande tradizione presepiale napoletana.
La cerimonia, aperta dalla benedizione di Monsignor Gennaro Matino si è svolta alla presenza del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, dell’assessora al Turismo e alle Attività produttive del Comune di Napoli, Teresa Armato, del prefetto Michele di Bari, di Valter De Bartolomeis, dirigente scolastico istituto Caselli-Palizzi, del presidente dell’associazione delle Botteghe di San Gregorio Armeno, Vincenzo Capuano, e di Antonio Lucidi, vicepresidente L’Altra Napoli, assieme a tutti gli altri artigiani che hanno contribuito all’opera. 
La Natività resterà visibile al pubblico in piazza Municipio fino all’8 gennaio 2026.
Il progetto è stato realizzato dall’associazione delle Botteghe di San Gregorio Armeno APS, che riunisce la quasi totalità dei maestri artigiani della celebre via del centro storico, con la partecipazione attiva di altre realtà artigiane cittadine: i maestri sarti dell’associazione Le Mani di Napoli hanno realizzato le vestiture della Sacra Famiglia e le associazioni dei Maestri Ceramisti hanno prodotto le anfore e gli elementi ceramici della scena. I doni esposti sono opera degli artigiani del Borgo Orefici e dei maestri ceramisti, in collaborazione con l’Istituto Palizzi.
Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli: «Con questa Natività a grandezza naturale celebriamo una delle tradizioni più autentiche della nostra città, frutto del talento e della creatività degli artigiani di San Gregorio Armeno e di altre eccellenze napoletane. È un’opera che unisce arte, cultura e identità, e che offrirà a cittadini e visitatori un simbolo forte del Natale napoletano, capace di valorizzare il nostro patrimonio e di attrarre turismo in un periodo così significativo».
«Come l’anno scorso proponiamo in piazza uno dei simboli più suggestivi del Natale, frutto della collaborazione tra i nostri artigiani, che hanno riprodotto lo stile della nostra scuola del Settecento a beneficio di tanti napoletani e che diventa un potente attrattore turistico per chi viene a visitare la città», sottolinea l’assessora al Turismo e alle Attività produttive del Comune di Napoli Teresa Armato.
La Natività, realizzata secondo lo stile presepiale settecentesco, presenta figure a grandezza naturale con anima impagliata, occhi in vetro, testa, mani e piedi in legno, abiti sartoriali confezionati dall’associazione Le Mani di Napoli. Le tre figure principali, insieme all’angelo, sono racchiuse in una scarabattola in legno e vetro, che consente la fruizione dell’opera da ogni lato. L’esposizione della Sacra Famiglia in piazza Municipio riflette l’esigenza di dar vita a un’iniziativa capace di testimoniare il profondo rapporto fra l’arte presepiale napoletana e la città: la Natività a grandezza naturale si trova al centro della piazza, in modo che sia collocata quale baricentro fra palazzo San Giacomo, il Castel Nuovo, e il porto, avendo di fronte la grandiosa e magica incombenza del Vesuvio.

sabato 6 dicembre 2025

Antonio D’Addio - “Un Tris di Regine” | Armando De Nigris Editore

In distribuzione dallo scorso 27 ottobre “Un Tris di Regine”, la prima fatica letteraria di Antonio D’Addio, napoletano, docente di Materie Letterarie, Latino e Greco presso il Liceo Statale Gandhi di Casoria, giornalista, autore, conduttore televisivo e radiofonico, grande conoscitore di cultura, spettacolo e canzoni napoletane, esperto di canzone classica, moderna e neomelodica partenopea in tutte le sue sfumature. 

L’autore si è concentrato su tre donne, tre voci, tre destini incrociati, che hanno scritto la storia della canzone classica napoletana: Gilda Mignonette, regina degli emigranti, la prima a portare oltreoceano il cuore di Napoli, Elvira Donnarumma, sciantosa ribelle, simbolo della Belle Époque partenopea e Ria Rosa, pioniera del femminismo in musica, che trasformò il canto in strumento di protesta e di emancipazione. Nel testo si intrecciano arte, memoria e vita, restituendo i ritratti intensi di tre icone musicali che hanno reso universale la tradizione partenopea. 

Un viaggio tra palcoscenici, passioni e battaglie sociali, dove Napoli diventa voce del mondo. Emigrazione, varietà e tematiche sociali si intersecano nella vita di queste tre figure femminili, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura canora mondiale diventando dei veri e propri punti di riferimento per tutti gli amanti della melodia popolare partenopea. 

Un’occasione anche per far conoscere alle nuove generazioni delle artiste uniche, coraggiose e libere, che hanno dato tutte se stesse per contrastare lo strapotere maschile. Il libro è disponibile in tutte le librerie, sulle piattaforme online (Amazon, Ibs…) e sul sito della casa editrice Armando De Nigris Editore. Il libro già è stato presentato in varie occasioni: Campania Libri Festival, Villa Egle a Casoria, Libreria Mondadori a Pomigliano d’Arco, Gran Caffè Gambrinus, Radio Marte e Attenti al Lucio e prossimamente sarà oggetto di uno spazio al TG3 Campania e a Canale 9 nel programma di Silvana Di Martino, “Mattina in Salute”. Comunicato Stampa

venerdì 5 dicembre 2025

Galleria Toledo | “PASOLINI. Perché?” Dal genocidio culturale al genocidio

“Siamo tutti in pericolo”: questo l’ultimo avvertimento lasciato da Pier Paolo Pasolini a Furio Colombo poche ore prima di essere massacrato. Un presagio, ma anche una sfida etica e politica. A cinquant’anni da quell’assassinio ancora oscuro, i Chille de la balanza ripartono da lì, da quella verità inascoltata, per dare vita a “PASOLINI. Perché?”, scritto da Claudio Ascoli e Sissi Abbondanza, con la regia di Ascoli. 

Lo spettacolo – che sarà a Galleria Toledo da venerdì 5 a domenica 7 dicembre -  ha debuttato a Firenze San Salvi nella residenza dei Chille, proprio nella notte del 50.mo dall’assassinio del Poeta. È stato subito un susseguirsi di ‘tutto esaurito’, a Firenze, Rovigo, Roma.., con l’aggiungersi di nuove repliche su repliche, programmate sino alla fine dell’anno e già tutte sold out! 

Matteo Brighenti ha oggi: la guerra, infamia e ingiuria della violenza contro vite inermi, indifese. A Gaza, e ovunque nel mondo, in luoghi che nemmeno ricordiamo, in città a cui non riconosciamo nemmeno la dignità di un nome.

Vite spezzate, vite bambine e di bambini, distese di bambini coperti di sudari bianchi, come bianca è la pagina su cui il Poeta sempre ha scritto e per cui è morto, come bianco è lo schermo su cui l’Intelligenza Artificiale adesso risponde, e in “PASOLINI. Perché?” rimescola il suo pensiero con parole già dette da dire ora, e ridire domani, e ancora domani. La poesia come ultimo, estremo rifugio di umanità, di salvezza e di testimonianza della luce contro il buio, della voce libera contro l’urlo cattivo del potere, di ogni potere che afferma la morte sulla vita dell’Altro - il diverso da me, il diverso da noi. Ci vuole coraggio a prendere la parola – i Chille ne hanno e ne hanno sempre avuto – ma ancora più coraggio ci vuole da parte nostra per sostenere l’ascolto di parole che arrivano da lontano e guardano altrettanto lontano, fino in fondo, al fondo della messa in crisi della nostra stessa sicurezza, della nostra stessa estraneità. Siamo scoperti, siamo nudi, davanti a ‘PASOLINI. Perché?’ Possiamo ancora tornare umani? Sì, se riconosciamo il colpevole che è anche in noi”.

Gli spettatori, emozionati ed entusiasti, hanno inviato decine di mail-whatsapp per manifestare la loro gratitudine. Ecco alcuni Stasera ho pianto lacrime di storia. Ho pianto la disumanità dei nostri tempi, l'assenza di memoria. Ho pianto il mio qualunquismo, la filosofia del piccolo, l'opzione del gretto”. E . Perfino quel profondo silenzio che parlava, urlava e piangeva in una lingua universale…’Perché?’ Forse siamo una minoranza a porci alcune domande, a guardare e vedere con gli occhi del cuore, a sentire l'altro come noi. Ma, insieme non siamo soli”.

In questa produzione, i Chille prevedono due formazioni che si alternano nelle diverse repliche. Così, in scena, ad Ascoli e Abbondanza - oltre a Rosario Terrone, storico attore dei Chille - si affiancheranno due coppie di giovani attori: a Napoli, Martina Capaccioli e Matteo Nigi. Lo spettacolo ha le musiche originali di Alessio Rinaldi, i suoni di Francesco Lascialfari, le luci di Sandro Pulizzotto, i materiali video di Marco Triarico e l’aiuto regia di Gloria Trinci.

“PASOLINI. Perché?” non è una commemorazione. Non una biografia. Ma un atto teatrale urgente, nato in un mondo ipnotizzato e anestetizzato. Pasolini non viene inferno per raccontare. Contraddittorio, impuro, sempre tragicamente lucido. I suoi occhi – scriveva – hanno visto “più cose”. E quelle cose parlano ancora a tutti noi.

Siamo diventati complici di un sistema che ci educa a possedere e distruggere, omologati dalla pedagogia del consumo, della televisione, del consenso. Anche chi si oppone lo fa con il linguaggio del potere. Il teatro dei Chille non si gira dall’altra parte: costruisce un rito civile che ci ricorda che il fascismo non è un passato, ma un presente mimetico.

È in questo paesaggio, disperato e necessario, che si innestano le quattro lettere-monologhi-azioni di oggi, scritte nel segno di Pasolini grazie all’intelligenza artificiale - C’E’ UN NUOVO PROBLEMA NEL MONDO: SI CHIAMA COLORE, LETTERA AI GIOVANI DEL PIANETA, LETTERA AI POTENTI DELLA TERRA, GAZA. CON MIO FIGLIO TRA LE BRACCIA - che i Chille qui  del colore – non quello dei limoni, ma della pelle, del passaporto, del sospetto – alla voce dei giovani che rifiutano il silenzio imposto. Dalle accuse lanciate ai potenti della Terra, alla tragedia di Gaza, che si apre con una montagna di fagottini bianchi e si chiude con il corpo-voce di una madre che stringe il figlio morto tra le braccia.

Ed è proprio qui che si innesta il cuore poetico del progetto, i versi de Le ceneri di Gramsci, che svelano la contraddizione come destino e come Potrò mai più con pura passione operare, se so che la nostra storia è finita?”

“PASOLINI. Perché?” è un grido che non vuole rassicurare. È una ferita che non vuole rimarginarsi. È memoria e futuro. Un teatro che sceglie di stare dalla parte dei testimoni, non dei maestri. E la domanda resta sospesa:

Perché...?

giovedì 4 dicembre 2025

“Luci e Ombre del Natale” | Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato (Napoli, NA) | Da giovedì 11 a martedì 30 dicembre 2025

Da giovedì 11 a martedì 30 dicembre 2025, la Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato (Napoli, NA), si trasformerà in un luogo di dialogo tra tradizione e contemporaneità, con concerti a lume di candela, recital, racconti popolari, ensemble vocali e orchestrali, oltre che a memorabili performance che rievocano atmosfere sacre e popolari.

Un Natale fatto di emozioni sospese, luci che rassicurano e ombre che invitano alla riflessione. È questo lo spirito che anima “Luci e Ombre del Natale”, il ciclo di appuntamenti inserito nel programma ALTRI NATALI del Comune di Napoli e con la prestigiosa partecipazione del COLLEGIUM PHILARMONICUM.

Una serie di concerti che si trasformeranno in un laboratorio di emozioni condivise, dove voci, strumenti, storie, tradizioni popolari e repertori internazionali si intrecciano in un calendario ricco e profondamente evocativo.

Il progetto si propone di restituire alla comunità un Natale autentico, in cui convivano la gioia delle celebrazioni, la memoria collettiva e l’intimità dei sentimenti che accompagnano questo tipico e tradizionale periodo dell’anno. Ogni appuntamento è pensato come un tassello diverso: un’esperienza capace di mettere in dialogo passato e presente, spiritualità e quotidianità, silenzi e coralità, offrendo al pubblico un percorso culturale di grande spessore, attraverso il valore inestimabile della musica.

  • Il primo appuntamento – dell’11 dicembre - sarà un delizioso concerto dal titolo “Cantata del tempo sospeso” e inizierà alle ore 19.00. La rassegna si apre con una performance che trae ispirazione dal senso di sospensione che accompagna l’attesa del periodo natalizio. La musica diventa un filo sottile che collega il tempo presente ai ricordi e alle attese future, evocando atmosfere intime e rarefatte. Protagonisti della serata saranno Antonello Paliotti e Irene Scarpato, curatori dell’evento, capaci di dar forma a una performance intensa e profondamente coinvolgente.
  • A seguire il 15 dicembre alle ore 18.00, un altro imperdibile concerto, questa volta intitolato: “Fatti e Fattarielli ‘e Natale: storie e fatti poco noti”, con Francesca Ciardiello - che nella sua brillante carriera ha lavorato come attrice-cantante nella compagnia stabile di Luigi De Filippo e con Massimo Ranieri, Maurizio Scaparro, Michele Placido, Antonio Casagrande – accompagnata durante l’intero spettacolo da Lello Giulivo.

Un viaggio dentro la memoria popolare, tra aneddoti, credenze, figure caratteristiche e racconti poco conosciuti che hanno accompagnato il Natale napoletano nei secoli. Un racconto vivo e appassionante che restituisce alla città la sua voce più spontanea.

  • Il 16 dicembre alle ore 18.00, il terzo appuntamento sarà incentrato su una performance intensa e luminosa, che esplora le sonorità più profonde del repertorio natalizio attraverso interpretazioni avvolgenti, capaci di creare un’atmosfera meditativa e delicata. “Gioielli Neri” si avvince a essere una serata da non perdere, tra emozioni e ricordi in tipica atmosfera natalizia, con una brillante Sara Gioielli e Luigi Esposito al pianoforte. Sospeso tra il pop e la musica classica, “Gioielli Neri” è il primo disco della cantante e produttrice puteolana Sara Gioielli. Un lavoro intimo e lucente, come una carezza nel buio. È la chiave d’accesso ai mondi sonori ed emotivi dell’artista, che con voce sincera e pianoforte essenziale racconta il perdono, la sconfitta, la cura, il dolore. Nel corso dello spettacolo, accanto alle sue composizioni, Gioielli intreccerà canti natalizi, rivisitati con delicatezza e spirito contemplativo che dialogano con l’anima del disco. Il Natale, con la sua attesa e la sua malinconia luminosa, si fa specchio delle stesse emozioni che attraversano “Gioielli Neri”: un invito ad ascoltare, raccogliersi e sentire.
  • Il 17 dicembre alle ore 18.00 sarà la volta di “Riflessi sonori – Concerto a lume di candela”, con l’Ensemble Strumentale Collegium Philarmonicum, in collaborazione con il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Un appuntamento intimo e suggestivo, nel quale la voce della musica si riflette nella luce tremolante delle candele. Un concerto che invita al silenzio, alla contemplazione e all’ascolto profondo, portando nel cuore del pubblico la serenità tipica del periodo.
  • “The Christmas Choir” del 19 dicembre alle ore 18.00, è un’entusiasmante serata-evento, ricca di musica e divertimento, con The Mighty Voices e Ensemble Collegium Philarmonicum e la partecipazione di Enrico Rispoli, Michela Montalto, Margherita Marinelli, Simona Papi, Tonia Agliarulo e Antonio Perna al pianoforte. Un ensemble di professionisti napoletani con esperienze musicali eterogenee, che si incontrano nella comune ricerca di nuove sonorità mantenendo salda la tradizione gospel. Le loro voci si intrecciano in una celebrazione collettiva capace di trasmettere energia, vitalità e senso di comunità. Brani iconici come “Silent Night” e “White Christmas” assumono la forma di preghiere laiche, evocando pace, serenità e dolce nostalgia. Un concerto in grado di avvolgere il pubblico in un’atmosfera festosa e, al tempo stesso, profondamente emotiva.
  • Il 24 dicembre alle ore 18.00 seguirà “Musica sensum pertinendi inflammat” con Lucrezia Ianieri, Sara Di Fusco e Yu Ding, in collaborazione con il Conservatorio San Pietro a Majella. La Vigilia di Natale trova il suo cuore pulsante in un concerto che mette al centro il desiderio di pace e rinascita. Il motto che guida la performance – “Luce, pace e amor ardano nei nostri cuori come un’aria sublime che mai svanisce” – diventa un invito a riscoprire i valori universali che il Natale rappresenta, soprattutto in un periodo segnato da conflitti, divisioni e fragilità umane. L’opera lirica, con la sua forza narrativa, offre un linguaggio capace di parlare di guerra e riconciliazione, odio e amore, sofferenza e speranza. Le arie selezionate, provenienti da paesi e tradizioni diverse, celebrano la fratellanza e la possibilità di comprendersi oltre le barriere linguistiche. I tre giovani interpreti – già presenti su palcoscenici internazionali – rappresentano una generazione capace di portare avanti il patrimonio lirico con talento, dedizione e una visione nuova. Il repertorio spazia dalle melodie natalizie più note (tra cui brani firmati da Blane, Feliciano, Berlin) a celebri arie d’opera, in un percorso che accende la sensibilità e invita alla riflessione.
  • Il 26 dicembre alle ore 18.00 andrà in scena “Il Natale dei popoli” con Mimmo Maglionico e Giovanni Mauriello. Un dialogo musicale tra culture e tradizioni che restituisce al Natale il suo carattere universale. Lingue, ritmi e strumenti diversi si incontrano per raccontare un mondo capace di riconoscersi nelle differenze.
  • A seguire, per l’ultimo concerto-evento di chiusura, “Aspettando il nuovo anno” con la partecipazione dell’Orchestra Giovanile Collegium Philarmonicum, diretta dal Maestro Gennaro Cappabianca. La rassegna si conclude con un concerto che accompagna il pubblico verso il nuovo anno, grazie all’energia e al talento dei giovani musicisti dell’orchestra. Un augurio musicale che fonde entusiasmo, speranza e tradizione.

Un Natale da vivere insieme, dove “Luci e Ombre del Natale” nasce dal desiderio di offrire alla città un’esperienza culturale che unisca bellezza, spiritualità e partecipazione. La Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato diventa così il cuore pulsante di un percorso artistico che abbraccia musica, creatività e memoria condivisa.

Tutti gli eventi sono a ingresso libero fino a esaurimento posti.

mercoledì 3 dicembre 2025

Vincitori del premio “La Salute per Tutti-Legalità 2.0”: Salvatore Biazzo e Paolo Siani, rispettivamente per i libri “I misteri del chimico dei fantasmi” e “Cyberbullismo”.

Vincitori del premio “La Salute per Tutti-Legalità 2.0” due autori della Giannini Editore: Salvatore Biazzo e Paolo Siani, rispettivamente per i libri “I misteri del chimico dei fantasmi” e “Cyberbullismo”. L’evento è organizzato dall’associazione sportiva dilettantistica “ASD Meridies onlus”; la premiazione si terrà giovedì 4 dicembre alle ore 19, presso l’Auditorium di Bagnoli: La Porta del Parco.

“I misteri del Chimico dei Fantasmi” di Salvatore Biazzo è pubblicato nella collana Romanzi dai Cinque Continenti. Romanzo storico, il libro è ricco di suspance e informazioni scientifiche in cui i personaggi vivono vicende fascinose e paradossali tratte dalla cronaca vera del periodo della Seconda Guerra Mondiale con le sue leggi antisemite. Il protagonista principale è Oscar D’Agostino. Tra i ragazzi di via Panisperna c’era il chimico, il cui contributo fu cruciale nelle ricerche nucleari e, in particolare, in quella che fu accertata essere la prima fissione nucleare. Lui, uno dei firmatari di un brevetto che costituì l’atto di nascita della bomba atomica. Il suo nome rimase poco noto al grande pubblico, oscurato dai Nobel Fermi e Segrè e dalle misteriose vicende di cui furono protagonisti Pontecorvo, espatriato in Russia, forse una spia, e Majorana, scomparso nel nulla.

“Cyberbullismo” di Paolo Siani è un piccolo saggio pubblicato nella collana Sorsi. Il bullismo e la sua versione cyber nel nostro paese sono piuttosto diffusi e rappresentano ormai una vera emergenza. Secondo il Report OMS Europa del marzo 2024 il 15% degli adolescenti ha subìto atti di cyberbullismo. Un aumento rispetto al 2018, dal 12% al 15% per i ragazzi, dal 13% al 16% per le ragazze. Ed è probabile che si tratti addirittura di una sottostima. La rete oggi ha profondamente mutato il tradizionale bullismo, amplificandone la portata, sia nel tempo che nello spazio, con gravi conseguenze anche sulla salute. Infatti, un uso non consapevole della rete può provocare danni fisici e psicologici anche gravi. Inoltre, ciò che preoccupa è l’uso sempre più precoce degli smartphone, se si pensa, per esempio, alla possibilità di delegare all’intelligenza artificiale la lettura di fiabe per far addormentare i bambini, anche in tenerissima età. Un’ipotesi, quest’ultima, inutilmente deleteria considerando che nessuno strumento tecnologico, per quanto sofisticato, potrà mai sostituire il ruolo svolto dalla voce della mamma per la crescita dei bambini. È necessario allora trovare un terreno culturale comune per un nuovo approccio all’educazione digitale, un lavoro difficilema necessario, perché ci saranno, in un futuro non lontano, altre tecnologie più potenti e più invasive che influenzeranno la vita quotidiana non solo degli adolescenti, ma anche dei bambini più piccoli.

Salvatore Biazzo ha lavorato cinque anni al Roma e oltre trent’anni in Rai, da inviato speciale e da capo redattore. Ha collaborato a Tutto il Calcio…, a 90° Minuto, alla Domenica Sportiva, a Uno Mattina, Cronache Italiane, Tg1 Speciale, Tg2 Dossier, Mediterraneo, a Neapolis su Tg3, di cui fu co-fondatore. Tra i suoi libri, Il mio Napoli (Rai Eri), La lingua Trasmessa e Telecomunicare (Ferraro Editore), Il Dizionario del Giornalista (Rubbettino – Collana Scientifica Università di Salerno), Come sopravvivere al concorso Rai e Diego 60 d.D (Guida Editori) e Biagio Agnes, un giornalista al Potere (Rai Eri). È stato docente a contratto alla Scuola di Giornalismo all’Università di Salerno. Tuttora opinionista in Radio e Tv.

Paolo Siani pediatra, è primario di pediatria all’ospedale Santobono di Napoli, è stato parlamentare nella 18 legislatura e vice presidente della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, è stato presidente dell’associazione culturale pediatri. Fa parte del consiglio direttivo della fondazione Giancarlo Siani ed è il responsabile del tavolo infanzia del Comune di Napoli.

Stelle di Natale | Star della musica per un Natale di pace

Una rassegna della NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI 

promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto “Altri Natali”

  • sabato 6 dicembre 2025, ore 19

Napoli, Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova

Canzoni in Concerto 

Gli AVION TRAVEL con la Nuova Orchestra Scarlatti 

domenica  7  dicembre 2025, ore 19

Napoli, Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella

Cimarosa / Mozart 

clarinetto Gaetano Russo

Nuova Orchestra Scarlatti basso e direttore Alessandro Tirotta  

CONCERTI A INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI

  • Sabato 6 dicembre 2025, alle ore 19, a Napoli, nella bella cornice della Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova (Largo Donnaregina) Canzoni in Concerto: gli AVION TRAVEL e la Nuova Orchestra Scarlatti in un suggestivo incontro tra classico e pop raffinato. È questo il primo evento della rassegna della Nuova Orchestra Scarlatti Stelle di Natale, 5 appuntamenti tra il 6 e il 21 dicembre a ingresso libero fino a esaurimento posti: musica per tutti, con artisti celebri e fusioni inedite tra classico, etno e pop. L’iniziativa è promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto “Altri Natali”. 

In Canzoni in Concerto la Nuova Orchestra Scarlatti in versione classica e contemporanea, diretta da Alessandro Tirotta, si alternerà sulla scena con l’invenzione raffinata degli AVION TRAVEL, elegante e poliedrico gruppo della nuova musica italiana, spaziante tra canzone d’autore e jazz, teatro e cinema, acclamato in tournée internazionali e apprezzato da grandi della musica come Michael Nyman. Il concerto culminerà con orchestra e gruppo riuniti a eseguire insieme alcuni successi degli Avion Travel. 

  • Domenica 7 dicembre 2025, sempre alle ore 19.00, la rassegna si sposta presso la Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli (Via San Pietro a Majella, 35) per Cimarosa / Mozart: un incontro al vertice della musica europea, tra Napoli e Vienna, ricco di emozioni e divertimento. Il gioco dell’Orchestra che mette in scena sé stessa nel Maestro di cappella, capolavoro comico di Domenico Cimarosa, sarà guidato da Alessandro Tirotta, musicista poliedrico che si esibirà per l’occasione nella duplice veste di cantante, nel ruolo di basso comico, e di direttore alla testa della Nuova Orchestra Scarlatti. Seguirà in programma l’emozione del Concerto per clarinetto e orchestra di W. A. Mozart: il flusso di grazia e invenzione, gioia e meditazione di questo capolavoro (colonna sonora, fra l’altro, nel film La mia Africa) sarà proposto nella coinvolgente interpretazione di Gaetano Russo, clarinetto solista.

Gli altri appuntamenti di Stelle di Natale: 

  • 10 dicembre, ore 19.00, Donna Regina Nuova: Note Mediterranee, la N.O.S. con Daniele Sepe e M’Barka Ben Taleb, pianista e direttore B. Persico; 
  • 17 dicembre, ore 19.00, Basilica di San Giovanni Maggiore, Concerto per un Natale di Pace con la N.O.S. e l’Orchestra Scarlatti Junior; 
  • 21 dicembre, ore 19.00, Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella, Passioni classiche con il violinista Il’ja Grubert e la N.O.S. diretta da Stefano Pagliani.

“La rassegna della Nuova Orchestra Scarlatti – dichiara Ferdinando Tozzi, delegato del sindaco di Napoli per l’industria musicale e l’audiovisivo – abbraccia in pieno la visione del progetto Napoli Città della Musica, fondata su diversi principi essenziali, tra cui la contaminazione e l’attenzione a tutte le generazioni. In questo cartellone, inserito nel programma di Altri Natali, la musica classica dialoga con linguaggi diversi, dal pop raffinato al jazz, dalle tradizioni mediterranee alle nuove sonorità, creando ponti che avvicinano pubblici differenti, in particolare i più giovani, alla bellezza senza tempo del repertorio classico”.

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Cultura Comune di Napoli Comune di Napoli - Nuova Orchestra Scarlatti

Al via la rassegna “Tanti Natali: Napoli, la città che accoglie" | Dall’8 al 29 dicembre | Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, piazza Mercato

In programma cinque spettacoli gratuiti nel segno dell’accoglienza e dell’inclusione inseriti nel cartellone di eventi “Altri Natali”, promosso e finanziato dal Comune di Napoli

Dall’8 al 29 dicembre | Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, piazza Mercato

Nell’ambito della rassegna “Altri Natali”, promossa e finanziata dal Comune di Napoli, Gente Green Aps presenta “Tanti Natali: Napoli, la città che accoglie”, un progetto artistico che attraversa musica, teatro e narrazione per raccontare la città come spazio di incontro e dialogo tra culture. In programma dall’8 al 29 dicembre, sempre alle ore 21.00, presso la chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, in piazza Mercato, cinque spettacoli gratuiti con la direzione artistica di Guido Liotti, che consentono al pubblico di essere avvolti dalle ricchezze espressive delle festività in arrivo. Al centro dell’iniziativa c’è l’idea di una Napoli che non si limita a ospitare ma integra, trasforma, valorizza: una città in cui il presepe popolare riflette la pluralità della comunità contemporanea e in cui il Natale diventa occasione di coesione e responsabilità civile.

“Con questa rassegna – dichiara Sergio Locoratolo, coordinatore delle politiche culturali del Comune di Napoli – ribadiamo un messaggio fondamentale per l’Amministrazione Manfredi: Napoli è una città che trasforma le differenze in dialogo e comunità. I cinque spettacoli in cartellone sono dedicati all’inclusione, alla cultura come incontro e alla forza delle nostre radici popolari. E non è un caso che tutto questo avvenga nella chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato: poco più di un anno fa l’abbiamo restituita alla città e da allora è rinata, diventando uno spazio vivo, aperto al pubblico, abitato da musica, teatro e tanta creatività, e soprattutto ritrovato dagli abitanti del quartiere. In questo luogo simbolico, crocevia di storie e identità, ‘Tanti Natali’ celebra una Napoli che accoglie e che si riconosce nella sua vocazione culturale e solidale”.

  • A dare il via alla rassegna, l’8 dicembre, è il concerto “Pre Sepe Natale” di Daniele Sepe, affiancato da Simona Boo, Marcello Squillante e i Pastori del Pre Sepe. Un itinerario musicale che attraversa i canti della natività da Napoli alla Palestina, da Belgrado a Città del Messico, ripercorrendo tradizioni popolari e brani iconici che evocano una pace cercata, invocata e mai del tutto raggiunta. Canti della natività da Napoli alla Palestina, da Belgrado a Città del Messico. Un’antologia che va da Viviani a Rim Banna, le canzoni popolari che celebrano una pace mai raggiunta per sperare in un mondo meno amaro.
  • Si prosegue il 9 dicembre con il reading “Terra Promessa Terra Negata”, interpretato dalle attrici Rosaria De Cicco e Valeria Vaiano, accompagnate dal violoncello di Arcangelo Michele Caso. Una tessitura di testi classici e contemporanei che attraversa desideri, perdite, sogni e ritorni, dando voce ai tanti Natali dell’umanità migrante e delle nostre stesse radici. Un racconto che commuove e interroga, rivelando la potenza della parola come luogo di cura e di verità.
  • Il 10 dicembre è la volta della canzone d’autore con “AnimaAntica”, il concerto di Giovanna Panza. Interprete intensa e autrice raffinata, Panza porta in scena una scrittura musicale sospesa tra poesia, introspezione e visioni contemporanee. Accompagnata dall’arpa di Gianluca Rovinello e dal violoncello di Arcangelo Michele Caso, la cantante esplora un repertorio che parla di memoria, identità, radici e rinascita. Un incontro che tocca il cuore e avvolge lo spettatore in un’atmosfera luminosa e intima. Con la partecipazione di Antonella Maisto.
  • Quarto appuntamento, il 18 dicembre, con “Terra senza terra”, il live di Ilaria Pilar Patassini e la sua band. Una selezione di brani sofisticati, sospesi tra jazz, musica da camera e radici popolari, in cui la voce dell’artista guida il pubblico attraverso temi di identità, accoglienza e appartenenza.
  • A chiudere la rassegna, il 29 dicembre, una produzione originale: “Tanti Natali: Napoli, la città che accoglie”. Dalle tradizioni e alle storie più simboliche del Natale partenopeo, per mettere in scena l’anima della città-madre: fragile e potentissima, contraddittoria e luminosa, capace di trasformare le sue mille diversità in un’unica grande bellezza condivisa. Regia di Guido Liotti. Con Giovanna Panza e Antonella Maisto, Gianluca Rovinello all’arpa, Arcangelo Michele Caso al violoncello. E con Roberto Cervone, Ciro D’Errico, Amedeo Ambrosino, Ambra Marcozzi, Livia Bertè, Nunzia Loffredo, Anna Ragucci, Silvana Marino, Roberta Cacace, Elena Francesca Tarallo, Valentina Di Francia. Videomapping: Daniele Rosselli, Diego Quagliarella.

martedì 2 dicembre 2025

Napoli | Real Albergo dei Poveri | "Ancora qui. Prologo. L’Albergo dei Poveri e la memoria delle cose"

Si è tenuta oggi presso il Real Albergo dei Poveri di Napoli l’inaugurazione di Ancora qui. Prologo. L’Albergo dei Poveri e la memoria delle cose, a cura di Laura Valente, direttrice artistica di Napoli 2500. Pur all’interno di un programma ampio e variegato, questa mostra costituisce uno dei momenti più significativi delle Celebrazioni di Napoli 2500 del Comune di Napoli, fortemente voluta dal Sindaco Gaetano Manfredi. L’esposizione resterà aperta al pubblico fino al 2 marzo 2026 (ingresso gratuito su prenotazione).

Si tratta di un’apertura straordinaria, che consente al pubblico – per la prima volta – l’accesso al magnifico Refettorio monumentale del complesso, in un momento in cui i lavori di restauro sono ancora in corso. Una condivisione temporanea e preziosa di un luogo carico di storia, destinato a tornare a vivere in molti dei suoi spazi già dalla metà del 2026. 

“Questo appuntamento rappresenta un nuovo passo nel percorso di restituzione alla città di uno dei suoi luoghi più straordinari e simbolici. Il Real Albergo dei Poveri non è soltanto un capolavoro architettonico: è un manifesto dell’identità di Napoli, della sua storia sociale, del suo rapporto profondo con la solidarietà, l’inclusione e la cultura. Fin dal mio insediamento ho indicato il recupero e la valorizzazione del Real Albergo dei Poveri come una priorità strategica per la città, perché qui possiamo leggere al tempo stesso la memoria e il futuro di Napoli. Non a caso ho più volte sottolineato che l’Albergo dei Poveri aspira a rappresentare la Napoli che valorizza la sua storia proiettandosi verso il domani. Nell’ambito di Napoli 2500, la rassegna con cui il Comune di Napoli insieme a tantissimi  partner ha voluto celebrare i 2500 anni di Neapolis, questo appuntamento assume un valore ancora più forte: ci permette di riannodare i fili della nostra identità e restituire ai cittadini uno spazio pubblico che deve tornare a vivere. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per questo, e in particolare la direzione artistica di Laura Valente per aver dato al RAP la centralità in questo viaggio durato un anno”. Dichiara Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli.

Durante i lavori di ristrutturazione sono emersi numerosi reperti originali, appartenuti a chi visse tra queste mura: tracce materiali di un’umanità che il percorso espositivo valorizza e rilegge in chiave poetica e civile. Questi ritrovamenti dialogheranno con una serie di interventi artistici originali. Un omaggio alla vocazione educativa, formativa e sociale del Real Albergo dei Poveri (chiamato comunemente RAP), da sempre “fabrica del saper fare”.

Intrecciando arte contemporanea, fotografia, installazione e performance Ancora qui_Prologo cerca di restituire - attraverso i linguaggi del presente - il senso della memoria custodita in questo luogo. Un archivio in cammino, scandito dagli oggetti ritrovati durante i lavori di restauro in dialogo con opere di artisti del segno come Norma Jeane e Antonella Romano o maestri della fotografia come Mimmo Jodice e Luciano Romano. Documenti rari che testimoniano aspetti meno conosciuti della vita quotidiana al RAP. Dal 1781 quelle bambine e quei bambini impararono mestieri e furono educati "al fare": uscirono da questo luogo formati per essere calzolai, bandisti, scrivani, sarte, intagliatrici, ricamatrici e molto altro ancora. A cui si aggiungono un racconto originale della scrittrice Viola Ardone e una colonna sonora creata da una sintesi di voci d’archivio e suoni contemporanei firmata da Massimo Cordovani.

In mostra: scarpe (adulti e bambini); oggetti vari: piatti, bicchieri, caffettiere, posate, letti, valigie, macchine da scrivere, preziosi documenti dell’esercito e altri reperti d’epoca. 

Molti i filoni narrativi: la nascita delle scuole dell’arte, la generosità dei donors (nel 1874 la famiglia Rothschild è tra quelle che sostiene questo ‘modello di inclusione sociale che insegna a saper fare’) ma anche la crudeltà del regime (si rasano le teste delle bambine fino al primo mestruo per poterle poi dare in moglie al miglior offerente delle classi agiate), l’investimento sulla lingua dei segni (il tema di un’allieva è una lama che definisce un contesto, un periodo ma anche il mondo di chi attraversa la vita senza parole). 

“Non è una mostra, né un museo. È un punto di partenza. Dal silenzio delle stanze dell’Albergo dei Poveri riemergono scarpine, ciotole, letti, frammenti di vita quotidiana. Oggetti semplici, ma capaci di restituire la presenza di chi qui ha vissuto, lavorato, atteso e  anche sognato. “Ancora qui” è il prologo di un percorso di ricerca e di racconto: un cammino che parte dalle cose ritrovate, un invito a riconoscere che la memoria non è mai conclusa, ma continua a formarsi e a parlare nel tempo, attraverso ciò che resta. Un lavoro che si costruirà, passo dopo passo, con nuove scoperte, nuovi sguardi, nuove memorie. Perché ogni oggetto, ogni traccia, ogni segno di vita è ancora qui — e continua a parlarci”, Laura Valente, curatrice di “Ancora qui” e direttrice artistica di Napoli2500.

Voluto da Carlo di Borbone e da sua moglie Maria Amalia di Sassonia nel 1751 come rifugio per gli indigenti del Regno, L’Albergo dei Poveri (RAP) fu pensato da Ferdinando Fuga come il più grande edificio d’Europa. Un luogo di accoglienza e riscatto, non di reclusione. Re e regine, religiosi e architetti vi proiettarono l’utopia di una città che potesse redimere la propria miseria attraverso il lavoro e l’istruzione. Padre Gregorio Maria Rocco promosse una raccolta di donazioni per il sostegno del Real Albergo dei Poveri e per tutta la vita fu accanto agli ultimi, agli emarginati che non voleva nessuno. Tanto che Alexandre Dumas così lo descrive alla sua morte: “Nel corso dell’anno 1782 morì a Napoli, in età di 82 anni, un monaco domenicano, più popolare, e più celebre pe’ suoi sermoni, di quel che non sono stati in Francia Flechier, Fenelon, Bossuet […]. Questo monaco si chiamava Padre Rocco. Egli era più potente a Napoli del Sindaco, dell’Arcivescovo, ed anche del Re”. All’Albergo dei Poveri l’infanzia non aveva nome: orfani, abbandonati, figli di condannati. Le donne furono le prime lavoratrici invisibili: povere, abbandonate, “disonorate”, malate o prostitute. Entrate alla fine del Settecento, avviarono opifici e laboratori di guanti, fiori e spilli, motore silenzioso dell’istituto. Nel tempo, nuove autorità religiose e laiche ne controllarono le vite e i destini: poche ricevettero una dote, molte, troppe finirono a fare le cameriere a servizio della nobiltà e della borghesia.  Rimasto incompiuto, il “gigante” di via Foria continua a interrogare Napoli: un sogno di giustizia sociale scolpito nella pietra. 

Gli artisti di Ancora qui

Mimmo Jodice 

Alla fine degli anni Novanta Mimmo Jodice (Napoli 1934 -2025), fotografo tra i più celebri e accreditati della scena internazionale, recentemente scomparso, ha viaggiato all’interno di questa straordinaria architettura, al tempo totalmente abbandonata. Nelle immagini in bianco e nero del «Real Albergo dei Poveri» c’è tutta la sensibilità e la tecnica: il bianco come la luce, protagonista assoluta, che si insinua dovunque, mettendo in chiaro il presente-passato-futuro della “fabbrica”; il nero come il colore dell’umana miseria. «Questo “progetto” – dichiarò – è per me un viaggio nella storia e nella memoria. È un luogo nato col segno negativo. Non ha mai avuto una vita felice così come non potevano averla i pezzenti del regno che vi trovavano rifugio. Tutto qui mi ricorda un passato di lacrime e sangue». Jodice, attraverso una mostra e il libro omonimo edito da Federico Motta, ha rappresentato il luogo com’era, tra cortili desolati e muri cadenti, brandelli di tende e resti di mobili e archivi calpestati: come la fotografia in mostra, data in dono a questo progetto prima della sua scomparsa. E per questo si ringrazia la moglie e musa Angela e i figli Barbara e Francesco, che ne custodiscono la memoria e l’arte.

Mimmo Jodice, Real Albergo dei Poveri, Napoli, Opera nr. 16

Norma Jeane

Norma Jeane, Napoli, 2025, stampa a getto su tela di cotone intelaiata, 190 x 117 x 6 cm

Un progetto di arte pubblica pensato per il Real Albergo dei Poveri.

L’artista Norma Jeane sceglie la polvere — residuo minimo e universale della presenza umana — come materia simbolica per raccontare la memoria del luogo. Ciò che resta, quasi invisibile, diventa segno tangibile del passaggio di vite e secoli, metafora della continuità tra l’architettura e chi l’ha abitata. La polvere è stata raccolta in punti significativi dell’edificio e in altri luoghi emblematici della città di Napoli (Albergo dei Poveri, Ipogeo dei Cristallini, Maschio Angioino, Castel Nuovo). Il materiale è stato poi scansionato ad altissima risoluzione — senza copertura per interagire con le variazioni della luce naturale — per rivelare  forme e  colori nascosti (tecnica originale presentata per la prima volta nella primavera 2025 alla Schirn Kunsthalle di Francoforte). Ne nasce Napoli, un’immagine su tela di grandi dimensioni: impronta luminosa della materia del tempo. L’opera, concepita come lascito permanente alla città di Napoli, sarà collocata all’interno dell’Albergo dei Poveri.

Tutti i materiali utilizzati (inchiostri e tela privi di acidi e lignina) sono certificati “fine art” e conformi a ISO 9706 / qualità museale per la massima resistenza all’invecchiamento.

Viola Ardone

Viola Ardone, nata a Napoli nel 1974, si è laureata in Lettere con una tesi in Storia del teatro, ha lavorato nel campo dell’editoria e attualmente insegna italiano e latino al liceo. Ha pubblicato per Salani i romanzi La ricetta del cuore in subbuglio (2012) e Una rivoluzione sentimentale (2016) e per Einaudi Il treno dei bambini (2019), tradotto in 40 lingue dal quale è tratto l’omonimo film di Cristina Comencini, Oliva Denaro (2021) e Grande Meraviglia (2023), Tanta ancora vita (2025). Collabora con il Corriere del mezzogiorno, la Repubblica, La Stampa. Per Ancora Qui ha scritto un racconto originale.

Luciano Romano

Le ciotole di metallo ossidato che hanno distribuito il cibo, le scarpe sedimentate di polvere e pioggia che pure qui venivano fabbricate, le carte alla rinfusa che documentano la complessa organizzazione del sito, sono le uniche tracce di vita di quello che ancor prima di essere il più grande edificio del Settecento è stato il simbolo di un’utopia sociale senza precedenti. È inevitabile pensare alla vita delle giovani donne e uomini che qui avevano trovato un tetto, un lavoro, un’istruzione, ma anche l’irrimediabile perdita dell’identità, dispersa nelle 430 stanze del palazzo, reclusa nelle camerate lunghe quaranta metri, nella promiscuità della convivenza forzata.

È a loro, a questi ragazzi inquieti, fragili e dimenticati che Romano dedica un pensiero. Lo posso solo immaginare, e mettere in scena, perché nulla o quasi so di loro. Ma so che sotto questo tetto hanno vissuto le speranze e i sogni simili a quelli di ogni altro adolescente della terra.

Antonella Romano

Antonella Romano classe '70  vive e lavora a Napoli. Nel 1993 si  avvicina al teatro come attrice sperimentando diversi linguaggi, in cui la forza dell'espressione corporea sul palcoscenico e convive  con la necessità di plasmare la materia, per modulare l'espressione dei luoghi che abita e in cui riversa la sua cifra stilistica sotto forma di sculture realizzate intrecciando fili di ferro  lavorati a mano. Un rituale lento che porta alla realizzazione di figure e di oggetti leggeri e delicati, sempre legati allo spazio e alle storie a cui sono dedicati. 

Massimo Cordovani

È un compositore e performer musicale particolarmente attivo in ambito teatrale. È stato fondatore e autore della band techno punk Narcolexia con cui ha realizzato due album per BMG Ricordi e Self. Tra le ultime musiche composte per il teatro quelle per “Parenti terribili” di Jean Cocteau,  con la regia di Filippo Dini, che ha debuttato nel 2024. Sound designer per il Museo della Scienza e Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano. Per RAP ha composto una colonna sonora originale, con inserimenti delle voci conservate negli archivi sonori della prima metà del Novecento.

Laura Valente - curatrice di Ancora qui e direttrice artistica di Napoli2500

Milano, Londra, New York: queste le città di una formazione, che al liceo Classico aggiunge due lauree in Musicologia e Gestione e Comunicazione delle Imprese Culturali. Su una linea parallela, studi di danza e pianoforte. La sua carriera comincia e si consolida nei Teatri alla Scala di Milano e San Carlo di Napoli. Fa parte del Cid Unesco “per le innovative direzioni artistiche” di importanti festival. Per la guida del Museo Madre (2018-2021) “Artribune” la nomina “Migliore Presidente”. Dal 2021 è Consigliere tecnico del Ministero della Cultura per i nuovi musei e la valorizzazione dei Beni culturali. Dal 2022 firma il progetto Art of Education, Museo Diffuso per L’Università Luiss Guido Carli (Roma), piattaforma triennale di sperimentazione artistica contemporanea, inclusione e sostenibilità. E’ suo il progetto scientifico e la curatela del Museo nazionale dedicato a Enrico Caruso, inaugurato a Palazzo Reale di Napoli il 19 luglio 2023, progetto finalista al Compasso d’Oro. Nel 2024 è nominata dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi direttrice artistica delle Celebrazioni per i 2500 anni di Neapolis e referente della programmazione sociale e culturale del Real Albergo dei Poveri. Sua l’ideazione del festival ‘AlFaro’, a luglio 2025, che restituisce il Molo San Vincenzo al pubblico e il progetto di inclusione sociale attraverso i valori della carta Costituzionale “Futuro Quotidiano” all’Albergo dei Poveri. A settembre 2025 il Giornale dell’Arte la ha inclusa nella ‘Power100 dell’Arte’. A Marzo 2026 la cerimonia di consegna a New York del Premio Maria Callas “per la dedizione e la visione del suo lavoro per la cultura”.